Intervista a Repubblica: «La sua è stata un’impresa culturale, ha allenato il pressing a Napoli. A parte Sarri, il calcio italiano è tornato nelle caverne»
«È riuscito nell’impresa di allenare il pressing a Napoli»
Repubblica intervista Arrigo Sacchi sui Mondiali che stanno per cominciare in Russia (il 14 la partita inaugurale Russia-Arabia Saudita). Ovviamente si parla di gioco e per Sacchi «dicono più cose il City di Guardiola e il Napoli di Sarri che un Mondiale intero». Le sue favorite, per il gioco che esprimono, sono Spagna e Germania.
Maurizio Crosetti, che lo intervista, gli fa notare che però il Napoli non ha vinto e lui risponde:
«È la cosa più importante vista in Italia da vent’anni. Aveva giocatori quasi sconosciuti, un fatturato minimo rispetto alla Juventus che gli ha preso pure l’uomo più forte, ma ha ricordato a tutti che la bellezza è un valore, non solo un sogno. Sarri è riuscito nell’impresa più difficile: allenare il pressing. Perché, vedete, il pressing i torinesi e i milanesi ce l’hanno nel Dna, la gente in città va di fretta, ma a Napoli non è così: dunque, certe imprese anche culturali valgono il doppio. Ma temo che senza Sarri tutto questo finirà, non me ne voglia il caro amico Ancelotti».
Il calcio italiano è tornato nelle caverne
Del calcio italiano dice: «A parte il Napoli, siamo tornati nelle caverne, ancora fermi al “primo, non prenderle”. Ci affidiamo ai muscoli, ai chili, all’età e alla carriera di calciatori vecchi. In Italia viene considerato giovane chi ha 24 anni, all’estero chi ne ha 17. A volte vado a guardare le partite dei bambini e vedo allenatori che sbraitano e si agitano, ma nessuno che parli di gioco. E se la squadra passa in vantaggio, tutti indietro a difendere. Eppure, i maestri per primi dovrebbero sapere che il rischio è la base di ogni avventura».
L’ultima domanda è sull’ossessione, a proposito del suo calcio
«Un grande scrittore come Cesare Pavese sosteneva che non c’è arte senza ossessione. Bisogna essere perfezionisti, magari pensando a Salvador Dalì che ci scherzava sopra e diceva: non abbiate paura della perfezione, tanto non la raggiungerete mai».