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Mertens o Milik: è il momento dei dolci tormenti di Sarri

In vista di Juventus-Napoli, Sarri è nella condizione dei grandi allenatori che guidano grandi squadre: una finale da vincere, e avrà ragione solo se vincerà.

Mertens o Milik: è il momento dei dolci tormenti di Sarri

Giocherà Mertens

Dopo un veloce sondaggio interno alla redazione del Napolista, siamo tutti concordi: difficile pensare di vedere Milik titolare a Torino. Giocherà Mertens, esattamente come a centrocampo giocheranno Allan, Jorginho e Hamsik. È il meccanismo della riconoscenza e della conoscenza, una specie di mantra inattaccabile dell’etica e del lavoro di Maurizio Sarri.

Abbiamo convenuto tutti che “ci può stare”, del resto il Napoli è lì a giocarsi (per davvero) lo scudetto grazie ai punti conquistati da questi calciatori. Da Allan, Jorginho, Hamsik. Mertens, poi, è un caso ancora più borderline: è stata una vera invenzione di Sarri, ha l’ultimo anno e mezzo di Napoli e del Napoli. Difficile pensare che Sarri rivoluzioni sé stesso alla vigilia della partita più importante, soprattutto se questo dovesse portare a cancellare la sua intuizione più geniale.

Solo che c’è Milik. Solo che c’è questo Milik, un calciatore semplicemente decisivo. Quattro ingressi in campo, tre partite cambiate, due risultati sistemati, una parata mostruosa di Donnarumma e un impatto clamoroso sulle dinamiche tecniche ed emotive della squadra. Ecco, un calciatore così, in queste condizioni – e anche nelle condizioni di Mertens – metterebbe in difficoltà chiunque. E fa scoprire a Sarri il sapore agrodolce del tormento di formazione.

Questione di responsabilità

Doveva succedere, prima o poi. All’inizio della scorsa stagione il dubbio Milik-Gabbiadini durò un attimo, giusto il tempo di capire che Arek faceva benissimo il centravanti mentre Manolo predicava un’altra religione. Poi venne il dualismo Mertens-Insigne, risolto in un sol colpo con l’infortunio di Milik. Mertens e Insigne titolari, il Napoli vola e trova il suo undici perfetto. Che non si scalza nemmeno quest’anno, perché in estate e in autunno Mertens è una furia e Milik è ancora da testare. Un po’ di rotazione, ma solo apparente, poi il nuovo infortunio di Arek. Dubbio che si autodistrugge. Ora, siamo di nuovo qua. Con un ballottaggio vero, che mette Sarri di fronte alle responsabilità dei grandi.

Deve solo vincere, Sarri, perché non venga crocifisso ex-post. È la condizione rischiosa degli allenatori alla vigilia dello scontro decisivo. Anzi, diciamola meglio: è la condizione rischiosa degli allenatori che guidano una grande squadra alla vigilia dello scontro decisivo. Il Napoli, contro la Juventus, si gioca lo scudetto. È praticamente una finale psicologica, e si è conquistato questo privilegio perché è una grande squadra. In caso di sconfitta, comunque vada, Sarri avrà sbagliato la sua scelta. Mettendo Mertens e perdendo a Torino, avrebbe dovuto scegliere la miglior condizione evidente di Milik; mettendo Milik e perdendo a Torino, avrebbe dovuto sposare il conservatorismo e ripristinare il tridente dei piccoli. Non si scappa. Avrà ragione solo in caso di vittoria.

Doveva succedere, prima o poi. Un bivio senza strade alternative, almeno all’inizio. Senza soluzioni a metà, almeno all’inizio. Un all-in forzato all’heads-up dello scudetto. Volevamo essere grandi, ci stiamo riuscendo. Questa è una delle conseguenze: non c’è margine d’errore, e prima della scelta c’è un dolce tormento. Ed è tutto di Sarri.

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