Correva l’anno 1990, avevo dieci anni, ero in camera zio. Lui urlò di gioia, in corso Vittorio Emanuele ci furono caroselli di festa
In camera con mio zio
Domenica pomeriggio di aprile. È l’anno dei mondiali, quelli in Italia, 1990.
Io, bambino di quasi 10 anni. Qualche ricordo sfocato della festa di alcuni anni prima. Sono a casa di nonna, che ormai è diventata casa degli zii da quando lei se ne è andata, qualche giorno prima di papà. Gioco in una camera grande, sul letto mio zio Salvatore ascolta alla radio tutto il calcio. All’improvviso una voce irrompe. Da Verona. Ha segnato un certo Pellegrini. Mio zio si lascia andare in un urlo. Urlo di gioia. Arrivano notizie di espulsioni. Grandi campioni che perdono la testa. Nel frattempo il Napoli vince a Bologna, 4-2. Mi affaccio dal balcone, in corso Vittorio Emanuele. Caroselli di auto con lenzuola e panni azzurri arrangiati alla meglio. Perché la festa non era ancora pronta. Non si sapeva se ci sarebbe stata. Ecco, è allora che all’improvviso mi sono innamorato.