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Dov’è finito il Var? Gli arbitri non lo utilizzano più

Inter-Benevento è solo l’ultima puntata di una saga di abbandono e rigetto rispetto alla possibilità del Var, all’opportunità di legittimare valutazioni e decisioni arbitrali.

Dov’è finito il Var? Gli arbitri non lo utilizzano più

Inter-Benevento

Non è stata una serata facile, né felice, per l’arbitro Pairetto. Inter-Benevento, considerata preventivamente come una partita “facile”, si è rivelata invece molto scivolosa. E Pairetto è finito nel burrone per due enormi casi da moviola. Anzi, diciamola meglio: per due mancate revisioni-Var, per un’espulsione (netta) e un calcio di rigore (altrettanto netto) non fischiate a favore del Benevento.

Il pezzo che state leggendo, però, non vuole sottolineare l’errore arbitrale. Non è quello il punto. Come (già) scritto sopra, il problema sta nel mancato utilizzo del Var. Nel fatto che l’ultima tendenza degli arbitri italiani sia quella di non servirsi nell’aiuto possibile e regolamentato della tecnologia, per cancellare i dubbi sulle situazioni più incerte.

La moviola argomentata di Luca Marelli su Inter-Benevento è chiara, anzi chiarissima. E legge gli episodi in questione come «un errore del Var», che non richiama l’arbitro a rivedere quello che è un suo chiaro errore di valutazione. Ovvero, esattamente il contesto mentale e fattuale in cui e per cui il supporto tecnologico è stato concepito, e pure (ben) adoperato da inizio stagione fino a qualche settimana fa. Come spiegato molte volte anche da Rizzoli e Rosetti, il Var punta e ha la possibilità di cancellare gli errori più grandi, quelli oggettivi, quelli sfuggiti agli occhi della terna arbitrale. Oppure quelli valutati male, con sufficienza. Esattamente come quelli che ieri sera hanno penalizzato il Benevento, e “graziato” Gagliardini e Ranocchia.

Tendenza/1

Marelli spiega così perché, almeno secondo lui, si tratta di errore del Var: «In tale circostanza non si tratta di una valutazione dell’arbitro che non può aver visto l’azione. Ma se anche Pairetto avesse visto e valutato il contatto, Maresca avrebbe dovuto ugualmente insistere per convincerlo a rivedere l’azione. Al limite avrei potuto anche accettare una “on field review” conclusa con la conferma della scelta originaria ma non rivedere nemmeno un episodio del genere è, dal mio punto di vista, inspiegabile». Marelli parla del rigore, ma la situazione può essere traslata al fallo da rosso di Gagliardini. E a tutti gli episodi per cui gli arbitri hanno deciso di non avvalersi del Var, soprattutto nei casi in cui sarebbe stato perfetto l’On Field Review.

Come scritto prima, si tratta di una tendenza riscontrabile nelle ultime settimane. Basta rileggere la cronologia del blog dello stesso Marelli per rendersene conto. Nella giornata del weekend scorso, nel paragrafo dedicato a Torino-Juventus, l’ex arbitro parla della mancata espulsione di Ansaldi. E scrive: «Mi riesce complesso comprendere il motivo per cui il VAR Irrati non abbia quantomeno convinto Orsato a rivedere l’azione: al limite l’arbitro avrebbe potuto optare anche per un cartellino giallo (è consentito dopo “on field review“) ma far passare questo episodio come normale contrasto di gioco non trova giustificazione regolamentare». Sul colpo di Chiellini a Belotti, la valutazione è più ampia e complessa, ma siamo solo al primo punto della nostra ricognizione storica.

Tendenza/2

La giornata numero 24 è quella di Fiorentina-Juventus. Stessa situazione di cui sopra: mancato utilizzo della On Field Review. Al di là della scelta finale in merito alla valutazione dell’episodio (giusta, in questo caso, secondo Marelli), l’ex arbitro scrive così: «Sebbene la scelta finale sia stata per una posizione di fuorigioco, in realtà Guida avrebbe dovuto effettuare una “on field review” poiché si tratta di una valutazione sulla qualità dell’intervento di Alex Sandro: i VAR non avevano il potere di giudicare ma solo di segnalare la necessità di rivedere l’azione, devolvendo al solo Guida la scelta finale. Al contrario, non chiamando l’arbitro al monitor, di fatto i VAR hanno avocato a sé il giudizio di merito sul tocco di Alex Sandro, assumendo una decisione che poteva prendere solo Guida».

Il turno 23 è quello di Koulibaly e Callejon in Napoli-Bologna. L’arbitro non utilizza il Var al San Paolo, né per il tocco di mani del difensore francosenegalese che per il rigore concesso all’esterno spagnolo. Per Marelli non si tratta di un errore grave di applicazione del protocollo, ma il nostro discorso verte su un punto diverso. Perché gli arbitri non si “aiutano” col Var? Nel caso del rigore di Callejon, francamente generoso, l’arbitro Mazzoleni ha valutato per ciò che ha visto dal vivo. Come scritto da Marelli, il Var (in quel caso Orsato), non può intervenire perché la decisione nasce da una valutazione dell’arbitro rispetto a un episodio che c’è (il tocco di Masina) ma che non avrebbe le credenziali per portare a un penalty. Ma perché l’arbitro non verifica la sua decisione? Perché non la legittima, quando può. O meglio: ora che può?

Tendenza/3

Andando indietro, si arriva alla giornata 20 e a Cagliari-Juventus. Situazione assimilabile a quella di cui sopra. Il gol della Juventus è regolare, il fallo di mani di Bernardeschi in area non viene “rivisto” dall’arbitro al Var. Ancora prima, c’è il famoso #MertensaCrotone.

Insomma, siamo nel pieno di una campagna di regressione rispetto all’utilizzo del Var. Rispetto allo sfruttamento di una tecnologia che permetterebbe, semplicemente, di cancellare buona parte delle polemiche. Non tanto perché modificherebbe le decisioni, il punto – l’abbiamo scritto molte volte – non è questo. Noi insistiamo sulla legittimazione delle decisioni arbitrali, sul fatto che una review in più dà una maggiore validità concettuale, o anche anti-dietrologia, alle valutazioni dei direttori di gara. Che, invece, sembrano essersi ammalati di un contro-protagonismo rispetto alla tecnologia. Speriamo di essere smentiti, il Var è un’occasione enorme per il movimento italiano.

Anche se, come avviene per tutte le cose in fase di sperimentazione, può essere migliorato. E allora vi invitiamo a leggere un altro (l’ennesimo, ma ci scuserete) pezzo di Luca Marelli. Ci sono le sue proposte per ampliare il Var, per renderlo più performante. A un certo punto del pezzo, l’ex arbitro scrive: «Chi pensa che sia meglio un errore decisivo piuttosto che la correzione di una valutazione, lasci la divisa, subito, perché non ha capito un accidente del ruolo». Era quello che volevamo leggere. È quello che vorremmo vedere.

 

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