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Lo sgabello nel secondo tempo cambia il volto del match

Le convocazioni erano state diramate già domenica sera, appuntamento alle 8 in edicola, dove avevo avvertito mia figlia: se per le sette e mezza non sei di ritorno, chiudo tutto e vado via.  Lei  generalmente ha la capacità si smaterializzarsi appena avverte la mia presenza. La tattica è sempre la stessa. Prima si allontana di pochi metri fingendo di rispondere al telefonino, poi, una volta girato l’angolo, emula del miglior ghost-fantasmi, non la vedi più fino all’orario di chiusura. Inutile protestare perché ha il totale appoggio  della madre: “ ‘a criatura sta da stamattina in edicola, che ti costa sostituirla per un poco?” Come se questo criaturo non venisse comunque da una giornata di lavoro. La serata ci riservava delle sorprese, la prima era che mia moglie era stata chiamata ad una improvvisa riunione in parrocchia, dove il parroco   (come mazzarri)  ha le sue titolarissime. Il buon uomo potrà contare sulla mia benevola testimonianza quando l’avvocato postulatore mi chiamerà al suo processo di beatificazione: solo un miracolo ti può togliere dalle scatole una moglie rompiscatole la sera di Manchester-Napoli. Il campo era tutto nostro.
Seconda sorpresa i miei nipoti erano accompagnati dal di loro padre e mio fratello di provata fede milanista. E’ stato ammesso al divano solo dopo serrata discussione e votazione finale  di tre voti favorevoli e tre contrari. E’ risultato determinante il mio voto favorevole in qualità di presidente dell’assembea, solo previo giuramento di non dare fastidio e rimanere a distanza di sicurezza domenica prossima, quando incontreremo il Milan. Alle otto in punto, come promesso, stavo per tirare giù la saracinesca quando mia figlia puntuale come una cambiale si presenta in edicola: “Ma non hai ancora chiuso?” “Guarda che se tardavi ancora un poco, prima di chiudere il negozio, ti “arapevo” la capa!”. Dopo pochi minuti avevamo occupato i nostri soliti posti.
Il cognato-avvocato cominciava ad inveire contro Cannavaro ancor prima che iniziasse la partita: “Voglio proprio vedè quante stronzate si “fira” di fare. Al primo colpo di tacco lo sputo in un occhio”. Ed io che pensavo che poi avrei dovuto pulire lo schermo del televisore prima del rientro di mia moglie. Quando il Pocho ha preso la traversa c’è stata una specie di ola divanista che ci ha portato al ridosso dello schermo. “Ha tirato troppo buono! Per segnare doveva sbagliare, come fa sempre”. Il Napoli comunque c’era. Non stavamo facendo la comparsa. Il risultato del primo tempo ci andava addirittura stretto. L’eccitazione toccava indici da film porno. “Ma se po’ avè ‘nu poco ‘e cafè” gridava qualcuno. “Se volete il caffè ve lo andate a fare, o aspettate a mia moglie, io al massimo vi posso offrire una bibita, se ve la andate a prendere dal frigo”.
Come evocata, durante l’intervallo tornava mia moglie e stranamente non commentava a modo suo lo stato in cui era ridotto il soggiorno. Anzi, mi è parsa comprensiva (sarà stata che veniva da una cerimonia religiosa e non intendeva macchiarsi l’animo che evidentemente  aveva testè reso immacolato). “ E lo sgabello?” ha esclamato, memore del fatto che domenica scorsa col Cesena erano trascorsi solo 30 secondi dal momento in cui mi ci ero seduto al vantaggio di Campagnaro. Ho dovuto illustrare le modalità d’uso del mio cimelio portafortuna. Esso non va mai usato all’inizio, ma a partita iniziata, quando le cose si mettono male, per non inflazionare il suo uso ed annacquarne l’esito finale. Altra pecularietà è che devo andare a prendermelo personalmente. Io che se faccio qualcosa sono tacciato di imitare il chirurgo in sala operatoria: “Bisturi. Pinze. Filo per suture”. Cioè ci deve essere sempre qualcuno pronto a fornirmi i dovuti attrezzi.  A proposito di rifornimenti, mia moglie metteva fine alle proteste del divano provvedendo a rifocillarci di dolcetti, te freddo e caffè. Ad inizio secondo tempo decidevo che era giunto il momento dello sgabello. Nel momento stesso in cui mi ci sedevo, un difensore inglese salvava sulla linea un gol su tiro di Hamsik. Era una bolgia infernale, non credevamo ai nostri occhi: stavamo dando lezione di calcio, altro che lo squallido spettacolo offerto dal mazzoso  Milan a Barcellona. E tutti ad urlare al milanista, il quale era rannicchiato in un angolo della stanza. Anche se, in vista della partita di domenica prossima, mi è parsa di vedere sul suo volto un velo di speranza mista a paura quando Lavezzi ha lasciato il campo zoppicando. In campo sembravano degli invasati, e noi non eravamo da meno, tanto che, dopo che Aronica aveva “ingarrato” una triangolazione e messo al centro una palla dalla sinistra, ho urlato: “ Ha fatto lo stesso cross di Messi sul pareggio del Barcellona”. Roba da denuncia penale, e meritevole di daspo da tutti i salotti d’Europa!  Poi Inler recupera un pallone al limite, Maggio ingrana la quarta, tre contro due, passaggio filtrante per Cavani. Quando Matador infila il portiere in uscita, brandivo lo sgabello come un arma impropria, roteandolo nell’aria a mo’ di Conan il Barbaro! “Mò l’hamma ciudere! Hamma fa subbito ‘o 2 a 0, sinnò chisti pareggiano!”. Altro miracolo di un difensore sempre su tiro di Marek : “Berlusconi c’ha dda da’ 100 milioni si ‘o vulite!” grida qualcuno sempre rivolto al fratello milanista. “Più un esercito di olgettine” aggiungo io, fidando sul fatto che mia moglie ignori il termine in questione, confondendo le  allegre donzelle con qualche calciatore straniero. I falli sui nostri attaccanti erano tutti ritenuti al limite del regolamento, mentre i nostri difensori venivano puniti anche se si soffiano il naso nelle vicinanze degli avversari. Così su una punizione inesistente e, mentre Dzeco stava per essere sostituito, proprio lui, ha pittato un tiro che ha beffato De Santis: “Ma quanno cazzo se votta! L’è passata a ‘nu metro! ‘a pigliavo pure io chella palla!” 1 a 1 e tutto da rifare. Ci mancava solo la beffa finale, dopo un tentativo di spinta alle spalle di Aronica, mi pare sul “genero” di prima necessità, Kun Aguero: se l’arbitro fosse stato Rizzoli, o peggio Rocchi, il rigore non ce lo toglieva nessuno. Incombevano i fantasmi di Liverpool. Quando all’ultimo minuto il City ha battuto un calcio d’angolo, la stanza si è improvvisamente svuotata, siamo tutti corsi in terrazzo, nessuno ce la faceva a seguire le fasi finali, fino a quando il milanista, rimasto impassibile al video, ci ha rassicurato che la partita era finita. Stremati ci siamo accasciati sul divano, il nostro stato d’ animo era una via di mezzo tra la soddisfatta delusione e la delusa soddisfazione per la mancata vittoria, ma anche per aver dimostrato di essere all’altezza e potercela giocare con tutti. A cominciare da domenica sera col Milan, col fratello a debita distanza di sicurezza. Come da promessa deve sparire nel raggio di un chilometro. Non deve dare notizia di se, almeno fino a 3 a 0, poi potrà anche mostrare le sue sembianze. Cari fratelli napolisti, pensate a cosa ci aspetta quest’anno:  Solo una sana e consapevole libidine li salverà dallo stress e dalle azioni del Pochooooohhhh!!!

Un caro saluto a tutti da

PASQUALE DI FENZO

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