Proverò a mettermi nei panni della casalinga di Voghera. Quella a cui si può chiedere il parere su qualsiasi argomento, e che ti risponderà come ti avrebbe risposto la maggioranza degli italiani:
Ma perchè ci hanno privato della prima giornata di campionato? E di chi è la colpa?
Io non l’ho mica capito. Mia moglie invece, che pur non essendo nata a Voghera (e chi s’ha pigliava? Tutt’al più potevo farci un pensierino se fosse stata di Arcore), è pur sempre casalinga, ha risposto lapidariamente: “Chilli so’ ‘na massa ‘e fetienti!”
“Chilli, chi?”, faccio io.
E lei, incasando la mano: “Tutti quanti!”.
Proviamo a ricapitolare, a cominciare dai protagonisti.
Damiano Tommasi, ex buon mediano romanista, che dopo una vita, appunto da mediano, si ritrova a ricoprire un ruolo per il quale non è mai stato tagliato: il centrocampista pensante. In precedenza aveva dato ottima impressione di sé, sia sotto l’aspetto umano (ricordo alcune lodevoli iniziative benefiche),che dal punto di vista professionale (si autoridusse notevolmente lo stipendio dopo un infortunio che lo aveva costretto a non dare il massimo rendimento). Oggi mi sembra un pesce fuor d’acqua. Continua ad arrampicarsi sugli specchi e non riesce a dire quello che secondo me la sua onestà intellettuale di fondo gli avrebbe consentito di affermare senza remore, qualche anno fa: “E’ giusto che la eventuale, e sottolineo, eventuale, tassa sui redditi alti, debba essere inequivocabilmente ed esclusivamente a carico dei calciatori”.
Anche per dare forza alla sua tesi riguardo al fatto che questo argomento sarebbe stato tirato in ballo dalle società solo per screditare i calciatori agli occhi della summenzionata casalinga vogherese.
Altro argomento oggetto di diversità di vedute è il famigerato articolo 7, quello vorrebbero introdurre le società per permettere allenamenti differenziati nell’ambito della stessa squadra. Secondo me basterebbe prevedere una sorta di indennizzo economico per i calciatori oggetto di tale trattamento presunto discriminatorio, e, vista la poca propensione dei presidenti ad ulteriori esborsi, contrapposto all’alto gradimento in fatto di sollecitazioni venali delle controparti pedatorie, si arriverebbe abbastanza facilmente ad un punto di incontro tale da soddisfare ampiamente tutti i contendenti in campo.
Ma l’impressione è che il buon Tommasi non rappresenti affatto le posizioni degli oltre 800 iscritti all’AIC, ma si limiti a riportare il pensiero, senza peraltro poterlo modificare, dei vari Totti, Gattuso, Cannavaro e Buffon. Anche se proprio il portiere della Nazionale ha espresso recentemente un pensiero probabilmente non lontano dalla realtà: “lo sciopero (o presunto tale) è servito anche a distogliere gli italiani da problematiche molto più importanti, come il varo della prossima finanziaria, dove si prevedono lacrime e sangue per i soliti noti comuni mortali”.
Sotto questo aspetto fa più comodo un rinvio che non lo svolgimento della prima giornata di campionato, che, se disputata, avrebbe esaurito gli argomenti di discussione nel volgere di poche ore. Anche di fronte a clamorosi errori arbitrali. E invece siamo ancora qui a discuterne. A cominciare dal sottoscritto, e lontani dallo scendere coi piedi per terra, nei problemi reali del paese.
Altro protagonista della contesa è il presidente della Lega Calcio Maurizio Berretta. Come Don Abbondio, vaso di coccio tra vasi di ferro. Viene continuamente smentito dai 20 presidenti che dovrebbe rappresentare. A volta sembra che stia lì lì per scoppiare a piangere, buttare le carte per aria e gridare: “Ma cosa ci faccio qui, e che volete da me, se questi pazzi dei presidenti non riescono ad andare d’accordo neanche con se stessi?”. Ma poi pensa al lauto stipendio che percepisce, si calma, e porge i chiodi per un’altra crocifissione. Fateci caso, in una frase di una ventina di vocaboli riesce a ripetere 10 volte “diciamo”. Tipico intercalare di chi non ha niente da dire.
Abete poi, te lo raccomando. Rappresenta il governo del calcio. Degnamente.
Perché di questi tempi quando si dice Governo…
Assieme al fratello, è uno di quei personaggi che va bene per tutte le stagioni. Uno di quelli che saltano disinvoltamente dalla presidenza di una grande banca a quella delle poste o delle ferrovie, passando per un’industria di telefonini o anche di caccavelle. Basti che si mangi. Eppure non ci vuole molto a capire che molte questioni si potrebbero quantomeno attenuare se si smettesse di considerare i calciatori come dei lavoratori dipendenti e si cominciasse a trattarli per quello che effettivamente sono: lavoratori autonomi, o liberi professionisti, che dir si voglia.
Che si facessero la loro bella (e veritiera) dichiarazione dei redditi. Così in sede di trattative sugli ingaggi, si ragionerebbe su cifre lorde. La qual cosa, farebbe bene anche dal punto di vista mediatico per portare ad una graduale e tanto agognata riduzione degli stipendi ai calciatori. Se in passato fosse stato in vigore un simile ordinamento che avesse previsto l’esborso lordo ed immediato da parte delle società e la successiva autotassazione a carico dei calciatori, non si sarebbe mai arrivati al punto di aver dovuto consentire ad alcune società la facoltà di “spalmare”centinaia di milioni di debiti arretrati col fisco. Io non posso neanche spalmare la tassa di circolazione che due anni fa ho dimenticato di pagare. Come ho dovuto rinunciare ad un ventiduesimo del mio stipendio lordo, aderendo allo sciopero generale del 6 settembre, indetto contro la prossima manovra finanziaria che stanno tentando di propinarci in modo più o meno indolore. E dire che quasi sicuramente, riusciranno a ficcarci dentro un articoletto che sta molto a cuore alla signora Mercegaglia e che cadrebbe invece ad oc nel prossimo contratto collettivo dei calciatori: il licenziamento anche in assenza di giusta causa. Così, appena i procuratori richiedono un ritocchino a contratti già firmati e sottoscritti quando il loro assistiti fanno qualche gol in più, i presidenti potrebbero a loro volta pretendere una riduzione dell’ingaggio, o la risoluzione del contratto, in presenza di un rendimento inferiore alle aspettative da parte dei calciatori.
Speriamo non resti un sogno, come una nuova legge elettorale, che a chiacchiere tutti vogliono, ma quando è il momento non c’è piu tempo per cambiarla, e si va a votare di nuovo con quella che il suo stesso estensore ha definito una porcata.
Un caro saluto a tutti gli scioperati napolisti da
PASQUALE DI FENZO
Tommasi centrocampista pensante; Beretta don Abbondio di Lega
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