Alto 1,88, biondo e con capelli ricci. Ignacio Fideleff, ovvero Nacho, non sembra il tipico calciatore argentino. Il difensore con futuro napolitano è forte in campo e anche di mente. Non ha la faccia di un duro ma sì di un tipo serio, che col calcio soffre. Lui, alla fine, è un difensore all’antica. Niente scherzi, niente banalità, niente discoteca. A lui piace solo guardare calcio, parlare di calcio e giocare calcio. Ma col calcio non sempre gode. «Ogni gol che mi fanno per me significa un errore nostro. Benché sia una virtù dell’attaccante, io la penso così. Mi arrabbio». In una squadra che lancia giovani ogni settimana, come il Newell’s, Nacho esordisce per l’infortunio di Nico Spolli, con appena 18 anni. E celebra la prima gara in Primera con una rete contro il Lanus. Va anche nella Nazionale Under 20. Fino a quel punto, tutto normale. Ma con una difesa già fatta, con tutti superuomini (Schiavi, Spolli, Insaurralde, poi Fuentes), a lui tocca aspettare in panchina. E a volte a casa. Ora tutto è diverso. «Non so se molti calciatori hanno avuto la possibilità di giocare accanto a giocatori come Schiavi (38), Peratta (35) e Bernardi (34), che ti urlano e ti danno indicazioni permanentemente. Forse qualcuno potrebbe tirarsi giù, ma io non sono così. Per me è stato fondamentale. Mi salvavano dopo un errore, io tentavo sempre di imparare».
Ansia – Con l’arrivo dell’allenatore Javier Torrente, nome consigliato da Marcelo Bielsa, Fideleff è diventato uno di quei giocatori importanti a cui tocca guidare ai più giovani. «Devo dire che adesso mi sento più tranquillo perché non ho l’obbligo di dimostrare tutto in un paio di azioni oppure in una partita. Forse prima avevo un po’ d’ansia. Roba normale, penso. Con molte partite in Primera, uno può pensare ad offrire altre soluzioni alla squadra,ma essendo un difensore centrale, primo bisogna non prenderle. Cioè, giocare semplice e non rischiare. Diventare invisibile», spiega Nacho. Il Newell’s gioca con difesa in tre e a lui tocca sempre muoversi come stopper a sinistra. Non è un terzino, ma non avrebbe problemi a farlo. «Non è il mio ruolo naturale, non sono un giocatore da spinta».
Martin Mazur
La Gazzetta dello Sport Napoli & Campania