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La risalita frenetica dalla Calabria per vedere il Barça

Allora, che hai deciso? Anticipiamo il rientro? La domanda sembrava buttata lì, ma conteneva una retorica pazzesca. La risposta, oltre che implicita, era ovvia. Erano giorni che cercavo di trovare un qualche esercizio pubblico che lunedì sera permettesse di assistere alla diretta di Barcellona-Napoli. Invano. La località “calabrica” che ci ospitava sembrava del tutto immune alla febbre che aveva contagiato la piccola comunità napoletana presente in loco. Il sabato, un geometra vicino di ombrellone con sussiego mi bisbigliò qualcosa all’orecchio. Sembrava quasi che mi stesse rivelando un inconfessabile desiderio erotico avente per oggetto un’avvenente frequentatrice della spiaggia che tutti guardavano di sottecchi appena le rispettive mogli, alle prese con i gossip da spiaggia, si distraevano per un momento.
-Cosa dice, geometra? Non la seguo.
-Pare che quel commerciante, quello di Arzano, abbia scoperto un ristorante gestito da napoletani, dove lunedì sera, sarà possibile vedere la partita. Lei che fa?
Io mi sto organizzando. Mi organizzai anch’io, o almeno, tentai di farlo: -La settimana prossima ti va di andare a mangiare fuori? Fu la proposta vigliacca che feci a mia moglie poco dopo.
Poi, mentre avevo già prenotato, la notizia della diretta televisiva si rivelò priva di fondamento e a me non rimase di confessare dignitosamente e patteggiare un’onorevole resa. Saremmo dovuti tornare mercoledì, ma una delle figlie, appunto di rientro da Barcellona, dove avrebbe assistito alla partita anche per me, sarebbe arrivata martedì in aeroporto.
Applicai la già collaudata tattica “tutto si fa per i figli”che con le mogli ha sempre dato ottimi risultati: -Con tutto quel bagaglio, come farà a ritornare in taxi da Capodichino. Gli costerà più del biglietto aereo: perchè non rientriamo lunedì? Così l’andiamo a prendere noi. Buttai lì con nonchalance.
Appena ottenuto l’assenso, mi precipitai in agenzia di viaggi per prenotare i posti. Naturalmente Intercity ed Eurostar erano tutti esauriti. Mi toccò un infame treno interregionale che fermò in alcuni luoghi che credevo esistessero solo sulla cartina geografica: Pisciotta, Omignano, Vallo d.L. (lo sforzo per capire che d.L non significava de Laurentis, ma stava per “della Lucania”, mi costò un supplemento di sudorazione). Partimmo alle tre del pomeriggio da Paola, saremmo dovuti arrivare a Napoli per le sette e mezza. Saremmo dovuti. Dopo un viaggio tipo pony-express, dove,come in diligenza, l’aria condizionata era appunto “a condizione” che ti sciusciassi con un ventaglio, verso le otto vedemmo in lontananza le luci della nostra amata, ed agognata, città. Molto in lontananza. “’O treno steva ancora int’a stazione, ed io tirai giù la prima imprecazione: Ma che cazzo si ferma ancora questo! Mò da la precedenza pure alla metropolitana a Gianturco! Prima che il treno fosse del tutto fermo già ero sul marciapiedi del binario n. 20 con le valigie in mano che incitavo mia moglie a fare presto. Contrattai con un tassista rigorosamente abusivo che per solo 30 euro mi riportasse a casa per l’inizio della partita: Nun ve preoccupate, dottò, per le otto e mezzo siete seduto a casa vostra davanti alla tv, per me i semafori sono solo dei consigli amichevoli, e poi io sono daltonico, il rosso neanche lo vedo. Accettai di salire non prima di essermi precauzionalmente fatto il segno della croce. Penso che quello che una volta si chiamava autista di piazza, in realtà fosse il terzo meno famoso dei tre fratelli Sciumachèr, perchè in perfetto orario prestabilito ci scaricò sotto casa. O meglio, “mi” scaricai da solo, perché lasciai mia moglie gridando: pagalo e, dopo la “vermenara” che ci ha fatto fare, almeno fatti aiutare a scaricare i bagagli. Otto e trenta precise, tv accesa mentre sniffavo l’odore di pelle del mio divano che mi inebriava le narici. E non finisce qui: sapete cosa significa comprare un evento sky in ppw, specialmente quando si ha fretta? Cominciai a incartarmi tra codici, sms e tasti del telecomando. Quando ormai ero convinto che tutti i sacrifici, corporali ed economici, fossero stati vani ed ero già rassegnato a perdermi buona parte del primo tempo, la Bella Mbriana di casa mi fu benevola e guidò le mie dita sui tasti giusti. Una folata di maglie azzurre mi passò d’avanti agli occhi. Miracolo nel miracolo, la partita non era ancora iniziata, e miracolo nel miracolo del miracolo, mia moglie non era neanche tanto incazzata perché l’avevo subdolamente convinta che con un poco di fortuna non era improbabile che fosse riuscita a distinguere la figlia sugli spalti del Nou-camp. Se la santa donna non fosse stata tanto ansiosa di rivedere le visceri delle sue visceri, avrebbe anche potuto denunciarmi per tentativo di circonvenzione di incapaci.
Quando Matador ha finalizzato quella meravigliosa azione tutta di prima con una sforbiciata degna del miglior Giggirriva, un urlo ha squarciato il silenzio agostano del mio quartiere e, ma forse mi sono sbagliato, mi è parso di udire alcune sirene di allarme che si sono messe in funzione, attivate dai decibel del mio grido da animale ferito. Poi mi sembra di ricordare che il Barcellona abbia segnato qualche gol, ma ho anche nitida nella mente un’azione di Pochonuosto, che, dopo aver piantato il difensore spagnolo (si! Lo ha letteralmente “nchiummato”), è riuscito prima a stringere verso l’interno e poi a centrare anche lo specchio della porta (si! Lo ha centrato). Ma il portiere ha respinto di viso. E di mazzo! Ma le critiche pioveranno lo stesso, e dire che perfino Fàbregas si mangia dei gol pazzeschi, manco fosse un Lavezzi qualunque! Il giorno dopo in un servizio della Rai dove sono stati mostrati solo i gol, il commentatore ha detto che il Barcellona oltre ai 5 gol ha anche preso 4 pali, e che De Santis ha fatto alcuni interventi determinanti, lasciando intendere che il punteggio poteva assumere dimensioni bibliche. Peccato non abbia detto che per quasi tutto il primo tempo il Napoli non aveva sfigurato, che era andato persino in vantaggio e che Maggio aveva sprecato un’altra buona occasione ed un altro gol era stato annullato per fuori gioco. Inoltre tre pali erano stati colpiti nella stessa azione, e non potevano trasformarsi, eventualmente, in tre gol, ma, al massimo, in una sola rete segnata. Ora sappiamo cosa ci attende: all’Italia intera non è parso vero rimarcare la distanza abissale esistente tra gli azzurri ed i catalani. Peccato non far notare anche la distanza astronomica esistente oggi tra il calcio italiano e quello spagnolo. Un’altra annotazione dice che le ultime squadre italiane che hanno avuto l’onore di partecipare (e regolarmente perdere-come e,se possibile, peggio di noi-) al trofeo Gamper, sono state nell’ordine Milan, Inter e, qualche anno fa, la Juve. Segno che vengono invitate solo squadre forti, che poi, sarà un caso, ma hanno tutte vinte il successivo scudetto. Ed ora toccatevi pure. Un caro saluto e buon campionato a tutti da
PASQUALE DI FENZO

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