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Quel leghista partenopeo di De Laurentiis

La sfuriata di De Laurentis alla presentazione dei calendari seguita all’ultima intervista che il Nostro a rilasciato a Radio Marte ha scatenato l’inferno nei forum di tifosi napoletani per il linguaggio diretto e sboccato che pare abbia irritato molti che preferirebbero  un presidente muto oppure con un aplomb molto british, questo sia nella comunicazione che nella campagna acquisti, laddove il british in questo caso si riferisce al Manchester United e/o affini come capacita’ di spesa.
Come sapete chi scrive ha preso spesso le difese del Presidente, e fin quando i fatti gli daranno ragione, continuero’ a farlo, se non altro in antipatia ai disfattisti/massimalisti del partito ACS.
Tuttavia credo che una riflessione sul modo di comunicare del Nostro sia opportuna anche perche’ credo si possano trovare diversi paralleli tra  la sua verve popolana e la comunicazione politica che ci ha infettato in questi anni.
Il linguaggio diretto, familiare, a volte pesantemente scurrile e’ stato sdoganato in Italia da due personaggi quali l’attuale Presidente del Consiglio e il suo piu’ fedele alleato (perinde ac cadavere) il Ministro Bossi.
Pur non arrivando (ancora0 agli abissi bossiani, De Laurentis usa spesso espressioni come paraculocazzomerda nel suo parlare, usa come loro metafore ardite ancorché sconclusionate, cerca il contatto con la folla senza remore, predilige radio e tv alla carta stampata, che media, interpreta troppo il suo pensiero.
In effetti la strategia comunicativa gli riesce abbastanza bene avendo ormai una nutrita schiera di fan ma anche, di conseguenza, una agguerrita pattuglia di contestatori a prescindere, neanche stessimo parlando di berlusconiani e anti-berlusconani.
Ai due figuri di sopra lo accomuna anche la passione dei mega-progetti irrealizzabili. Se infatti Bossi vagheggia la Padania e il B. e’ sempre pronto a strologare su un imminente taglio delle tasse, il Nostro ha sempre in testa la mega-super-lega-galattica o gli ormai mitologici tabelloni del San Paolo. Se Bossi ha il mito del Dio Po, il B. quello del ghe-pensi-mi il Delaurentis sfoggia il Fair-Play finanziario, il Moloch cui immolari i sogni spendaccioni dei tifosi.
Anche la spregiudicatezza non gli manca. Se Bossi nel giro di 6 mesi passa dal Berlskaiser mafioso a Berlusconi grande statista, anche il Nostro passa dal plateale appoggio a Lettieri alle cene con Demagistris.
Certe sue sparate poi contro lega, fgci e l’universo-mondo assomigliano molto a quelle contro Roma-ladrona o contro il potere dei Kommunisti.
Curiosamente con il Bossi ha in comune anche la scarsa considerazione che circonda il proprio erede. Se Il Trota infatti e’ ormai entrato nelle leggende metropolitane, dubito che troviate tra i tifosi partenopei chi sia disposto a dare 2 euro in mano al buon Edoardo Delaurentis.
Certo a differenza dei due parolai DeLaurentis puo’ sfoggiare numeri e risultati, ed e’ questo il motivo per cui, probabilmente, e’ visto con indulgenza da chi, come me, non perdona una virgola al duo B&B.
Credo pero’ sia giusto chiedersi, questo modello comunicativo, che ora funziona, funzionera’ ancora a lungo? E comunque se questo modello comunicativo ha un senso in politica, per Bossi per rimarcare di essere un “figlio del popolo”, per il B. per nascondere le enormi differenze tra un megamiliardario e un poveraccio suo elettore, che senso ha nel mondo del calcio? Cosa nasconde, da cosa distrae?
De laurentis e’ stato abilissimo a sfruttare quel senso di orgoglio e di revanscismo che accomuna i napoletani, ha sfruttato benissimo il nostro (ahime!) perpetuo desiderio di un Viceré’ masaniello. Ma tutto questo e’ funzionale, sul medio lungo periodo al progetto SSC Napoli?
Fin quando le cose andranno bene (e bisogna intendersi pure su cosa significa andare bene) credo che ascolteremo solo mugugni qua e la’. Ma se le cose andranno  male? Riuscirà DeLaurentis a ipnotizzare le folle per un periodo sufficiente a rimettere in piedi la baracca?
Eugenio Angelillo

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