Le presentazioni , così come gli scudetti del mercato attribuiti ad agosto, non mi hanno mai esaltato perché sono uno di quelli che pensa che nel calcio l’unico vero giudice, sempre e comunque, sia solo e soltanto il rettangolo di gioco anche se per quest’annata sono molto, ma molto più fiducioso degli anni scorsi.L’unica presentazione che mi ha esaltato e commosso nella mia lunga patologia azzurra è avvenuta il 5 Luglio del’84 e non credo che ce ne saranno altre di quella intensità.
Pur tuttavia, in occasione della presentazione della squadra nel ritiro di Dimaro lunedì sera , mi sono approcciato alla tv con un certo grado di curiosità per scrutare i volti e le reazioni dei nuovi arrivati e, in particolar modo, di Marek al suo primo vero impatto con la tifoseria dopo le diatribe estive.
Confesso che tutto ciò è passato in secondo piano perché l’evento che ha catalizzato la mia attenzione e che mi ha sconvolto in positivo, non solo la serata, sono state le lacrime di Gokhan Inler.
Le lacrime, che considero una delle manifestazioni sentimentali più vere, quando arrivano agli occhi sono l’espressione dell’atto conclusivo di un tumultuoso processo interiore di emozioni che ha già attraversato il tuo corpo partendo dalle gambe e dalle braccia con la pelle d’oca per poi arrivare al vuoto della pancia per passare al cuore e stringerti in un groppo la gola per poi, alla fine, inumidirti gli occhi.
Pensateci bene, questo avviene quando proviamo sentimenti ed emozioni molto forti, sia un dolore estremo che una gioia immensa.
Nonostante i procuratori, il merchandising e il licensing, i diritti d’immagine, gli ingaggi milionari, le pay-tv e tutta l’industria che muove il mondo del calcio moderno sono uno che ostinatamente continua a pensare e a vivere la passione azzurra, nella mia consapevole ingenuità, con romanticismo e quelle lacrime di Gokhan mi hanno rapito e conquistato.
Non faccio altro che parlarne in questi giorni nonostante il mio collega di lavoro Ciro Bossa, anch’egli malato azzurro e dissacratore per carattere, continua a ripetermi di non farmi illusioni perché lo svizzero soffre di congiuntivite.
Io, invece, continuo a pensare che la telenovela della trattativa sia stata legata alla sua complessità e a fattori indipendenti dalla sua volontà, come i contratti pubblicitari in essere, per cui il fatto di aspettare tanto per risolverli è stata la chiara manifestazione che lui volesse solo e soltanto questa maglia e che, da buon turco napoletano, già sapesse che le emozioni viscerali che ti possono procurare questi colori e questi tifosi non hanno uguali in nessuna parte del mondo.
Ammetto che quelle lacrime l’hanno fatto piazzare, senza neanche la prova del campo e al di là di considerarlo come l’acquisto perfetto che consente il salto di qualità al nostro centrocampo, nelle primissime posizioni della mia personale classifica della rosa di quest’anno e confido anche che siano il segno più evidente della sua speranza e voglia di vincere qualcosa in questa città e con questa maglia, così come ha dichiarato in sede di presentazione.
Del resto, come scriveva Simone de Beauvoir , “in tutte le lacrime indugia una speranza …” e la mia speranza è che questo sia l’anno dello … scusate ma mi si è inceppata la tastiera del pc e non posso continuare a scrivere.
Peppe Napolitano
Le lacrime di Inler che mi hanno scosso il cuor
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