Vista la frequenza con cui vengo tirato in ballo negli ultimi giorni, mi permetto di dare voce ai (quattro gatti) non iscritti al partito ACS (Aurelio, cacc’e sorde). Siamo all’opposizione, siamo in pochi considerando il numero enorme di commenti al pezzo di Spadetta (anche se bisognerebbe considerare che almeno una cinquantina sono stati postati dallo stesso blogger). Noi non stiamo attaccati ai media, come i dispneici alla bombola dell’ossigeno: non siamo preoccupati e non abbiamo bisogno di rassicurazioni. Per noi contano i 90 minuti nel campo di gioco e le emozione che esso ci dispensa, perché noi siamo tifosi. Noi ci distinguiamo dagli opinionisti (o aspiranti tali) che abbondano nel neonato partito.
E’ bastata una settimana dalla fine del campionato per dare la stura alle solite critiche (strumentali ed inutili): si voleva la campagna acquisti terminata prima dell’inizio ufficiale del calciomercato, si voleva l’acquisizione dei calciatori a qualsiasi prezzo e qualsiasi ingaggio (tanto, finchè pagano gli altri…..), insomma bastava cacciare i soldi. Quando si è capito che i soldi saranno spesi, è improvvisamente cambiato il vento: ora l’accusa è che vengono spesi male. A nulla vale che i rinforzi siano stati espressamente richiesti dal tecnico. Viene il sospetto che tra gli iscritti al partito ci siano aspiranti presidenti, direttori sportivi, allenatori………ma i tifosi dove sono?
Ci piacciono i riti propiziatori di Napolitano, le scaramanzie del Di Fenzo, la visceralità della Puglia, le pure emozioni di Gianni tifoso azzurro-romagnolo, le epiche trasferte di Trapani, Minao e il resto della comitiva. Questo vorremmo dai veri tifosi, non ci piacciono i ragionieri o, ancor peggio gli esperti nella gestione aziendale. Quelli sono i peggiori! Da alcuni commenti si evince che questi signori vogliono (a giusta ragione) il massimo profitto dalle loro aziende, mentre pretendono una gestione dissennata della SSC Napoli. Il doppiopesismo non ci aggrada. Non può passare il messaggio che l’imprenditore romano si debba svenare per il Napoli quando poi un calciatore napoletano rifiuta di ritornare nella sua città per qualche rublo in più.
Attenzione, non è una critica al professionista che (giustamente) ritiene di andare dove può massimizzare i suoi guadagni, però non si capisce perché il presidente non debba salvaguardare i suoi legittimi interessi: forse per far felici degli anonimi bloggers?Eppure le strategie societarie sono state sempre chiare: gestione oculata, tetto agli ingaggi, giocatori di prospettiva, tutto nel rispetto del fair play finanziario. Non si tratta di una frettolosa difesa d’ufficio, tutto questo è arcinoto, ed è la base di un contratto non scritto tra società e tifosi. Questi ultimi acquistando i tagliandi per l’ingresso allo stadio, o sottoscrivendo un qualsiasi abbonamento, automaticamente avallano le scelte di politica societaria.
E’ facile dimostrare il proprio dissenso alla società, basta non sovvenzionarla. Perché non si sceglie questa forma di protesta? Se i numeri contano qualcosa, il milione e passa di spettatori al S. Paolo, dicono che la tifoseria in larghissima parte approva le scelte presidenziali. Forse a ben vedere non siamo una minoranza, o forse lo siamo solo nel Napolista. Adesso trascinatemi pure sul patibolo (mediatico).
Raffaele Sannino
P.S. Desidero scusarmi con Giulio Spadetta, che rispondendo con garbo ed ironia ai miei commenti al vetriolo ha dimostrato la sua statura morale. Non te ne vorrò, se mi ripagherai con la stessa moneta.