La colonnina di mercurio segna 27 gradi; l’afa rende ancor più insopportabile il tanfo che esce dai sacchetti bruciati nella notte in pieno centro. Diossina proprio davanti al Municipio che il nuovo sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, aveva promesso di riempire d’aria fresca e pulita. I gabbiani, cartina di tornasole dell’emergenza, circolano sul centro storico come farebbero su di una discarica.
L’emergenza è tornata ad essere dramma oggi, quando tra le rivolte notturne sfociate in roghi che danneggiano più della spazzatura stessa e le temperture torride che fanno salire il rischio igienico-sanitario, la città si è ritrovata con oltre duemila tonnellate di monnezza a terra e una situazione drammatica come prima delle elezioni amministrative.
Qualcosa, però, si muove: stretto tra gli attacchi del centrosinistra e i no della Lega Nord, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, stavolta ha dovuto prendere una decisione firmando tre decreti per altrettanti “siti di trasferenza” nella zona dell’hinterland partenopeo (una ad Acerra e due a Caivano). Di cosa si tratta? Di aree nelle quali per legge la spazzatura deve sostare «non oltre le 72 ore». Servono sostanzialmente a liberare e far lavorare gli impianti di trattamento di Giugliano e Tufino dove ormai è così tanta la giacenza che non si può lavorare.
Nel pomeriggio, i camion dell’azienda di igiene partenopea, l’Asìa, si sono rimessi in moto per raccogliere il più possibile. Ma la “pezza” a un sistema colabrodo non può durare: «Le discariche attualmente aperte in tutta la Campania – spiega Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli con delega ai rifiuti – potranno ospitare un massimo di 100mila tonnellate prima di essere tutte sature e dunque da chiudere».
Il problema è sempre lo stesso: serve un buco da riempire. Una discarica. Per realizzarla servono denari sonanti e il decreto emergenza giace sul tavolo del governo, osteggiato dalla Lega Nord, oramai azionista di maggioranza dell’esecutivo Berlusconi. Quasi che ai leghisti possa far piacere domani a Pontida festeggiare un’epidemia a Napoli. Il Comune di Napoli versione de Magistris è anti-inceneritore e anti-discarica e con il piano per l’estensione della raccolta differenziata ha iniziato ad assolvere alle competenze comunali in materia di spazzatura. Però “l’aiutino da casa”, che sia da Palazzo Chigi, dalla Regione Campania o da altre regioni d’Italia, de Magistris dovrà necessariamente accettarlo: ieri ha promesso «città pulita entro 5 giorni». Il primo è già trascorso e all’ombra del Vesuvio i cumuli diventano più alti del vulcano.
Ci si mette anche la Lega Nord che chiama alla carica gli amministratori centrosettentrionali contro ogni ipotesi di trasferimento del pattume partenopeo “oltre confine”. Il presidente del Consiglio regionale della Regione Lombardia, il leghista Davide Boni, ha “invitato” de Magistris a risolvere il problema della raccolta dei rifiuti nel capoluogo campano senza confidare nell’aiuto di altre Regioni. Idem il coordinatore della Lega Nord delle Marche, Luca Paolini, contro l’ipotesi dell’invio nelle Marche, nel Pesarese, di parte dei rifiuti partenopei (secondo i primi accordi si parla di 1.500 tonnellate): «A quando uno spot strapagato di Hoffmann per convincere i cittadini, che vivono male questa cosa, che sbagliano, e che ‘a munnezza’ è bella ma se ce la manda De Magistris è ‘cchiu’ bell’ancora’?».
Ciro Pellegrino (www.linkiesta.it)
La Lega vuol festeggiare il colera di Napoli?
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