Poi in serata ci hanno spiegato che Aurelio De Laurentiis e Walter Mazzarri hanno avuto un chiarimento nei locali della Filmauro e finalmente abbiamo capito: era tutto un film. Macerto, non poteva essere altrimenti questa giornata surreale in cui, senza l’ufficialità di un comunicato, il tecnico del Napoli è stato prima esonerato, poi licenziato per giusta causa, infine riassunto. Un film di burle, «Nemici miei». Dunque c’è il Mazzarri, toscano di San Vincenzo, terra di grandi burloni. E’ uno che fa finta di pareggiare e poi ti piazza il gol-partita in pieno recupero: il suo scherzo preferito. Oppure ti fa credere che la sua camicia bianca ha i superpoteri e quando lo vedi che si rimbocca le maniche sotto la neve, un po’ ti spaventi. Il Mazzarri è furbo. Urla che gli puntano i fucili contro, che anche su Ork, il pianeta di Mork, complottano contro il suo Napoli, poi se al suo Napoli fischiano un regalino dice che lui degli arbitri non parla. Furbo il Mazzarri. Fa notare che Palermo e Genoa a inizio stagione avevano le stesse ambizioni del Napoli e che le squadre che gli stanno davanti hanno organici superiori. Quindi, tirando le somme, ha vinto lui. Insomma, a forza di pensare di essere il migliore, si guarda attorno e Napoli gli sembra che si sia ristretta di colpo, come una maglietta lavata male. Allora mette in canna lo scherzo: me ne vado alla Juve. Incontra la Signora di nascosto, fa il piacione con la camicia bianca e intanto a Napoli parla di Champions e di futuro. Solo che gli scappano un paio di imbarazzi in conferenza stampa e quella lenza del De Laurentiis fiuta la trappola, lo punta e non lo molla più. L’Aurelio ha la flemma elegante del professor
sor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi) in «Amici miei», gli manda a monte il corteggiamento alla Signora, lo lascia rosolare in campo durate la festa scudetto e poi, ieri, piazza lo scherzone. Al mattino il De Laurentiis recapita al Mazzarri il telegramma dell’esonero. Non basta. Gli fa sapere che i suoi legali sono al lavoro per trasformare l’esonero in licenziamento per giusta causa, così se le può scordare le ultime due annualità da 6 milioni lordi. E sulla panchina del Napoli ci andrà Gasperini. Il Mazzarri diventa bianco come la sua camicia. Chiama il fido d.s. Bigon e implora lo sforzo della mediazione. Eccoci in serata negli uffici della Filmauro. L’Aurelio cala l’asso: «Ok, ti tengo, però scordati l’aumentone e Sanchez. Ritocchino, vendo Hamsik e pedalare». Il Mazzarri è costretto ad abbozzare, ma sta già meditando la burla di rivincita: «Aspetta che a ottobre Conte perda due partite, poi vedi… Ce l’ho ancora il cellulare della Signora». State tranquilli che «Nemici miei» non avrà meno sequel che «Amici Miei». Per ora il Mazzarri e il De Laurentiis sono tornati compagnoni. Squilla il telefono alla Filmauro. E’ Gasperini che s’informa: «Buona sera, presidente. Allora, ci sono sviluppi? La firma?» L’Aurelio imposta una voce da Lello Mascetti (Ugo Tognazzi) e risponde: «Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo? Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribài con cofandina? » Il Mazzarri se la ride che quasi si strozza. Poi escono insieme e raggiungono la stazione Termini dove prendono a schiaffi i pendolari in partenza per Napoli.
Luigi Garlando (La Gazzetta dello sport)
FInalmente abbiamo capito, era tutto un film
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