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Le pagelle, 10 al pubblico, a Mazzarri e alla Madonna di Pompei

Le pagelle di Napoli-Inter 1-1 di Fabrizio d’Esposito
De Sanctis, 6.5. Fulminato in maniera incolpevole dal siluro di Eto’o e graziato dal palo di Maicon, si rifà evitando il raddoppio di Milito all’inizio della ripresa.
Campagnaro, 6-. Partita onesta la sua. Chiude quasi sempre con sicurezza. Quasi, perché sbaglia un controllo su Milito che poteva essere fatale. L’attaccante interista si beve Aronica ma trova un De Sanctis super. In fase offensiva riesce pure a centrare un tiro in porta.

Cannavaro 7. La testa che svetta in più in difesa. Al fischio di chiusura, le prime lacrime sono le sue. Oggi è la giornata dei capitani piangenti. Ma quanta differenza con la scena di Palombo a Genova.

Aronica 6. Cercherò di essere oggettivo, visto il mio pregiudizio. Eto’o è il suo uomo e segna. Si dimostra il meno sicuro della difesa. Sbaglia un paio di raddoppi, poi qualche mano di troppo non vista dall’arbitro. Insomma, nella norma. La sufficienza è dovuta all’aria di festa.

Gargano 6. Tanta, tanta volontà e forza. Ma il rapporto tra palloni guadagnati e persi è segna il solito rosso pesante. Il suo problema è l’ultimo passaggio, gli riesce una volta su cinque. Il San Paolo lo ha fischiato in due occasioni. La sufficienza perché potrebbe essere il secondo Walter ad andare via.

Pazienza 6. Dà copertura e solidità al centrocampo. Senza sbavature.

Maggio 7. La sua fascia è meno intensa di quella di Dossena, ma non molla mai. Come nell’azione del pareggio. Recupera di testa un pallone impossibile al limite del fondo, poi insiste e la palla carambola sui piedi di Zuniga.

Dossena 7. Tanti cross, tanta pressione. Infaticabile lascia il posto a Vitale (senza voto) al 38’ della ripresa.

Hamsik 7,5. Almeno tre giocate sontuose per ricordarci che la sua classe è di un livello superiore agli altri compagni. Si merita l’ovazione ad personam quando al 32’ del secondo tempo esce per Sosa (senza voto).

Lavezzi 7,5. Una percussione da brividi al quinto del primo tempo. Poi mette paura a Julio Cesar con un pressing e al 28’ un tiro micidiale da fuori area. Quando vuole giocare, il Pocho non si discute.

Zuniga 7,5. Interpreta con successo la parte del vice-Lavezzi. Segna e al decimo tempo sfiora il raddoppio su cross di Maggio. Esce al 25’ del secondo tempo: al suo posto Yebda (voto 6) che si fa notare per un colpo di testa.

Mazzarri 10. Lo merita perché cambia giacca. Sorridente e calmo come non mai, si gode la festa finale. Hamsik è il primo che lo abbraccia e i due finiscono per cadere insieme sull’erba di centrocampo. Significativo anche l’abbraccia con il Pocho che a caldo dice: “Speriamo che non vada via”. L’intensità emotiva del suo giro di campo suona come un congedo definitivo.

Il pubblico 10. Evita contestazioni per non guastare una festa meritata, al di là delle polemiche in corso.

De Laurentiis 5. Per lui il calcio è uno show studiato. Quando comincia la passerella, si mantiene distante dalla squadra, che sta tutta con Mazzarri. Il suo aplomb è rovinato dalla gomma che mastica e dalle mani in tasca mentre passeggia solitario sull’erba di San Paolo. Sembra il Bianchi del primo scudetto. Poi si scioglie e prende il microfono. Parla di popolo, onore e città. Sono contrario ai discorsi-comizi sul campo di calcio.

La Madonna di Pompei 10. Una delle immagini affisse all’uscita dei spogliatoi. E maggio è il mese mariano per eccellenza.
di Fabrizio d’Esposito

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