Quando l’ultimo, o il penultimo, dei tric-trac sganciati dal balcone non ubbidiva all’impulso della miccia, un coro di delusione si alzava ed evaporava nel fumo pirotecnico della notte di san Silvestro. Un urlo a più voci: ”fetecchia…!”. L’ho risentito, quando il dannato tiro di Chevanton s’è infilato nell’angolo alto, con De Sanctis fermo. Ho anche incrociato un flash visivo: il tiro lungo di Inler nella partita con l’Udinese. Fetecchia. Come dire flop ma in lingua nostra. Fetecchia per la partita abbordabile sulla carta e che avrebbe dovuto darci almeno un punto, quello decisivo per la Champios. Fetecchia per la squadra che è riuscita a capovolgersi, a rivoltarsi come un guanto e a mostrare di sé il negativo puro di quel che era stata per tutto un campionato. Con gli occhi sbarrati più di mille tifosi azzurri sulle gradinate dello stadio leccese , con gli occhi “smerzati” tutti gli altri davanti alla tv. Era quello Lavezzi, e Hamsik, e Maggio, e via così? Ed era proprio Cavani quell’attaccante che prendeva a calci l’aria calda del pomeriggio al posto del pallone? Una metamorfosi arrivata nel momento culminante del finale travolgente. A travolgere gli ostacoli sono stati però gli altri, non gli azzurri. E’ stato il Lecce, che arpiona una idea di salvezza. E’ stata l’Udinese, che s’avanza minacciosa. E’ stata l’Inter, che sbarcherà al san Paolo. La domanda, intrisa di delusione e irritazione, sorge spontanea: perché? Un interrogativo che resta, almeno per ora, a galleggiare nel lago delle ipotesi. Stanchezza psico-fisica, dice Mazzarri, che però è lui stesso una possibile spiegazione, dopo il valzer dei dico-e-non dico degli ultimi tempi. Un punto, un miserabile ma prezioso punto ci serviva. E il Napoli lo ha regalato al vento. Tuttavia, l’accumulo di punti realizzato nei mesi felici consente di sperare ancora. A condizione che il tecnico e la squadra si concentrino al massimo grado e gettino il cuore – o quel che ne resta – oltre l’ostacolo. E’ vero, e ne siamo convinti: la squadra ha vissuto un campionato superiore ad ogni aspettativa e ha offerto giornate di entusiasmo e ammirazione. Possibile che l’epilogo debba svanire in una maledetta fetecchia? Mimmo Liguoro
Ma l’epilogo non può essere una maledetta fetecchia
Mimmo Liguoro
ilnapolista © riproduzione riservata