Costretto dalla pressione e dall’escalation sul tormentone “resta, non resta”, Walter Zarathustra Mazzarri finalmente ha parlato. Peraltro le sue dichiarazioni fin troppo esplicite sono lo “sviluppo naturale”, per usare un gergo politico-istituzionale, di quanto detto a caldo dopo Napoli-Genoa. In ogni caso l’allenatore livornese merita un plauso per avere fatto un po’ di chiarezza sulla situazione. Per avere il quadro completo bisognerà aspettare ancora. Soffermiamoci quindi su alcuni pensieri o contraddizioni di Mazzarri.Il primo indizio che colpisce è costituito dalle “remore” che avrebbe già comunicato alla società. Quali sono? Riguardano il passato o il futuro? C’entra la campagna acquisti di gennaio che forse condotta diversamente ci avrebbe rafforzato per la lotta scudetto? Insomma, come in una partita di poker l’allenatore è andato a vedere il punto in mano a DeLa per il futuro e ha scoperto il bluff. Un bluff nobile per carità, che magari prevede stagioni eccezionali come questa ma per il resto contempla la normalità di campionati tra il quarto e l’ottavo posto, secondo l’eterna filosofia prospettica che rincorre un domani che non verrà mai. E’ questo il punto? Oppure Mazzarri vuole semplicemente inseguire il suo destino personale in una grande, Champions o non Champions?
Dove il presunto Mourinho toscano sbaglia è quando invoca le attenuanti comparando i suoi dubbi a quelli di Ancelotti, Delio Rossi e Gasperini. Non c’è alcun paragone possibile. Primo: Ancelotti deve decidere se tornare a Roma, stavolta da allenatore, all’inizio di una nuova era giallorossa dopo la lunga gestione dei Sensi e calcolando che sulla panchina romanista adesso siede un allenatore probabilmente di transizione. Secondo: Palermo (Rossi andata e ritorno) e Genoa (Gasperini fin quando è rimasto) hanno fallito la stagione, il Napoli no, di che cosa stiamo parlando? Terzo: un anno fa, Mazzarri ha firmato un contratto con DeLa che scade nel 2013, con l’obiettivo di dare via a un lungo ciclo vincente. Che fine ha fatto quel progetto e perché contraddirsi dicendo che le promesse sono state mantenute. Un ciclo si esaurisce in un anno solo? Questo per rimanere nella sfera strettamente tecnica, senza contare il rispetto per le pulsioni emotive di un pubblico unico al mondo, ma qui andiamo sull’antropologico, lasciamo perdere.
No, caro Mazzarri, non si tratta di situazioni kafkiane o di detrattori a mezzo stampa. Se anche noi del Napolista abbiamo contribuito al tormentone è anche perché, almeno per chi scrive, riteniamo decisivo il suo apporto al secondo o terzo posto di quest’anno. Senza di lei, saremmo crollati come la Lazio oppure condannati a un campionato anonimo come quella della Fiorentina. Dispiace darle questa soddisfazione, ma è così.
Fabrizio d’Esposito
Caro Walter, ma di che remore parli?
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