Quando la settimana scorsa avevo ricalcolato le mie statistiche, all’indomani della sconfitta con l’Udinese, e mi era uscito quel desolante 3% un brivido mi era corso sulla schiena. Poi letta l’intervista a DeSanctis, in cui sostanzialmente la squadra abdicava, il mio umore era andato sul pessimista andante. Insomma la sconfitta a Palermo me l’aspettavo, e volevo pure scriverci un post prima, ma un po’ per scaramanzia, un po’ per mancanza di tempo in una settimana pasquale densa di impegni lavorativi avevo desistito. Il punto e’ che la nostra squadra e’ una squadra nervosa, che vive di momenti, che peraltro Mazzarri e’ bravissimo a creare. Ma insomma l’adrenalina prima o poi finisce, e il nostro gioco, che quando tutto gira a mille e’ spettacolare e ha ben pochi rivali, si impoverisce, si spegne, e finiamo sempre per soffrire squadre catenacciare ben disposte o squadre tecnicamente superiori, come il Palermo. Insomma su questo concordo con il Trombetti. Del resto questa e’ la cifra di questo Napoli, la croce e la delizia.
Non concordo invece col Trombetti su altri due punti. Il primo e’ sulla chiusura/apertura di un ciclo. Qui non si tratta di capire se sta per partire un nuovo ciclo, ma quale ciclo si vuole far partire. Mi spiego: il Napoli “mariniano”, quello del ritorno in A, e’ finito. Ed e’ finito perche’ dopo tre anni abbiamo esplorato a fondo le capacita’ dei tre punti di forza di quel Napoli, Hamsik,Lavezzi e Gargano. E perche’ alcuni comprimari, Cannavaro, Campagnaro Maggio, hanno imboccato -inevitabilmente- la parabola discendente del loro percorso calcistico.
Insomma Hamsik, Lavezzi e Gargano questi sono: un gran bel giocatore ma privo di quel carattere che lo farebbe diventare leader, un leader confusionario, ribelle, capace di esaltare, esaltarsi, adrenalinico ma con incredibili mancanze sottoporta e nella squadra – Pocho non si va a Capri in quel momento, si sta con la squadra, e se non lo capisci il perche’ non puoi essere un leader -, un gran corridore interditore di centrocampo ma attualmente con le pile mentali e fisiche scariche.
Bastano per fare una squadra da Champions League? No, in tutta evidenza. Quella squadra -ideata, pensata da Marino – ha dato il massimo in questa stagione e queli ciclo di rinascita dinisce con questo campionato.
Tuttavia morto un ciclo se ne apre sempre un altro. Per capire quale occorre pero’ rivolgersi alle mancanze di questa stagione. In primis la panchina corta. Mazzarri ha voluto una squadra compatta e ne ha cavato il massimo. Purtroppo in Champions League non bastano 18 giocatori, ce ne vogliono 22. E ce ne vogliono 22 di livello medio-alto. Dalla panca quest’anno di buono si sono alzati Yebda, e nel finale di stagione Mascara, recuperato forse in parte Santacroce. E poi? Mazzarri ha fatto una sciocchezza – diciamolo – confermando Blasi. Un’altra sciocchezza e’ stata impuntarsi su Lucarelli, aldila’ dell’infortunio probabilmente non avrebbe potuto dare piu’ di quello che ha dato. Sosa si e’ rivelato impalpabile. E comunque sia Maggio che Campagnaro sono agli sgoccioli, altri 1/2 anni a buon livello e poi? Anche Dossena non ha un sostituto di livello – Vitale non lo e’ evidentemente.
Per cui per capire che ciclo si aprirà bisognerà dare un occhio alla panchina, se si allunga vorra’ dire che si pensa in grande. Oltre la lunghezza occorrerà pero’ dare un occhio alla qualità della panchina. Mi spiego. Mazzarri ha impostato il Napoli su un gioco ben definito. Questa e’ cosa buona e giusta perche’ i ragazzi si trovano a memoria e per i nuovi entrati e’ piu’ facile inserirsi. Per diventare grandi occorre darsi una fisionomia di gioco, essere riconoscibili per quello. Benissimo. Tuttavia non esiste il modulo perfetto e occorre cambiare in gara, a volte, per adattarsi ad avversari che han preso le giuste contromisure. E anche questo ci e’ mancato. Per cui dalla panchina occorrerà che si alzi, di tanto in tanto, qualcuno che il gioco lo cambi.
Qui nuovamente si chiama in causa Mazzarri. Il mister saprà crescere assieme alla sua squadra? Sara’ in grado di abbandonare le sue monolitiche certezze e contemplare, di tanto in tanto variazioni al suo modulo, che peraltro ci piace tantissimo e ci ha dato grandi soddisfazioni?
Anche questo lo capiremo dalla prossima panchina, perche’ son convinto che, giustamente, Mazzarri non cambiera’ il modulo di partenza, ma lo migliorerà chieendo di inserire migliori giocatori.
Infine le cessioni. Io non mi stupirei se qualcuno dei quattro moschettieri partisse. Mi dispiacerebbe, e vorrei che almeno fossero ceduti fuori Italia per non dovermeli ritrovare contro. Del resto la Juve Caserta vinse lo scudetto l’anno in cui cedette Oscar, e l’Inter ha vinto tutto l’anno in cui cedette Ibrahimovic.
Tuttavia, messo alle strette, io cederei Lavezzi. Lo cederei perché non credo che abbia più margini di miglioramento. Il giocatore e’ questo: corsa, dribbling, un piede random da cui escono cose bellissime e cose pessime assieme a un carattere non proprio freddo che lo porta a fallire occasioni cruciali – Villareal, il rigore all’Inter, ecc. ecc., oltre ovviamente questa tendenza a prendersi ammonizioni inutili e/o interessate. Credo poi che tra due/tre anni comincerà un’anticipata china discendente, come tutti quelli che fanno della velocità l’arma migliore dopo i 27/28 anni cominciano a perdere lo scatto e diventano l’ombra di loro stessi.
Lo so, son prosaico – ho ancora negli occhi il gol che ha fatto a Cagliari! – pero’ le squadre, le grandi squadre, si fanno con il cuore e con la testa. Per cui se il Barcellona offrisse veramente la trentina di milioni di cui ho sentito, lo imbarcherei io a Capodichino, per poi prendere ovviamente adeguato sostituto/sostituti. E rivedere anche impianto di gioco – di nuovo Mazzarri e’ il fulcro di tutto – perché i tre tenori sono lati di un triangolo splendido e delicatissimo. Se se ne va uno il tridente non potrà essere ricostituito come e’ adesso.
Terrei invece Hamsik, aldila’ del suo assentarsi in partite e momenti topici e’ un giocatore intelligente, disciplinato, che fa sempre quello che gli dice il mister. E poi magari il carattere gli esce fuori tra due/tre anni. Chi lo sa? Ed e’ questo il secondo punto sul quale non concordo con il Trombetti.
di Eugenio Angelillo
Un ciclo tira l’altro e per crescere cederei Lavezzi
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