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Ci hanno scoperti, vieni avanti Balivo

Maronna, ci hanno scoperti! Marò, ci hanno scoperti! Mancini, Capello, Prandelli e tutti i cocchi belli del pallone ci indicano, ci pronosticano, ci spingono, ci vogliono dire, ce lo dicono, chiaro e tondo, e così siamo alla fine del mondo. ‘O Napule a tutto tondo. Ammirato, apprezzato e accarezzato. Simmo ‘o Napule, paisà.
Improvvisamente al centro dell’attenzione. Improvvisamente squadra che può sparigliare i conti delle Genoveffe. Ma come? Per quattro mesi peana, odi, ditirambi, panegirici e compagnia cantando per accompagnare l’enorme inseguimento dell’Inter, le quindici fatiche di Leonardo che mangiava punti al Milan, schiantandosi poi nel derby, e di noi che stavamo là, visti e non visti, secondi o terzi da una vita, diciamo ventuno giornate, parlavano con sommessa sorpresa e leggera considerazione che potesse riuscirci il colpo maestro.
Eravamo solo una squadra di puledrini, guidati da Sean Penn (ma dov’è ‘sta somiglianza?), belli e basta, senza esperienza di battaglie epocali, troppo pochi fra titolarissimi e riservissime, col solito scirocco addosso, l’esaltazione facile, il fuoco vesuviano, e la depressione istantanea, la delusione amica di tante disavventure. Ma quale depressione? Se c’è stata una squadra che non si è mai depressa, questa squadra è stata il Napoli, risorgendo immancabilmente da ogni tonfo, mai trascinandosi nella stanchezza e nell’appiattimento a una sorte avversa, sempre viva, una squadra di grilli, di cobra scattanti, di Lazzari risorti, mai veramente morti, e subito in cammino. In cammino? Di corsa, semmai.
Osservatori scettici (anch’io, perdonatemi) sono stati confusi dalle sconfitte rimediate dal Napoli contro l’Inter e contro il Milan (a Fuorigrotta espulso Pazienza, fuori per tutto un tempo; a Milano un rigore che grida ancora vendetta), prova provata che non potevamo competere agli “alti livelli”, simpatici ma perdenti al dunque, vibranti ma schiacciati dalle corazzate milanesi. Corazzate? Affondate in Europa. Una è appena stramazzata contro una normale squadra tedesca, l’altra si è stesa contro una normale formazione inglese. E allora? Dove è finito tutto l’entusiasmo per le Genoveffe della Madunnina? Noi là, senza grancasse e accompagnamento mediatico, soli col nostro sogno possibile-impossibile e i ricordi dei tempi belli di una volta (oh, pibe!), però trascinati da un cavallo di razza uruguayano, uno che segna a raffica, la spada luccicante del Matador nell’arena del sogno, gli occhi al cielo e le braccia di ringraziamento aperte. Una galleria di gol confezionati di forza, di abilità e di grazia, più numerosi delle suggestive sciabolate del camerunese dell’Inter, il doppio degli sgangherati colpi di wrestling della piovra svedese del Milan e delle finezze del Papero innamorato. E i ghirigori dell’argentino dei venti tatuaggi e lo spadino di uno slovacco a testa e cresta alte, più una difesa a volte impenetrabile, a sostenere un’ambizione smodata, una sorpresa inimmaginabile, una stagione da ricchi pescatori e non più poveri marinai. E allora eccoli che si svegliano gli “inviati speciali”, ecco che siamo improvvisamente sotto i flash, improvvisamente belli e vincenti, sorpresa che si fa realtà, ‘o Napule vent’anni dopo Maradona. Vada come vada, e comunque andrà, non farci sospirare Caterina, irresistibile ragazza napoletana, longilinea bellezza televisiva, showgirl ondulata, con le curve fantastiche di un gran premio della natura. Vieni avanti Caterina Balivo, e se Mazzarri, il nostro Mazzarrone dalla folta chioma da fare invidia a Sansone, si toglie la giacca e rimane in maniche di camicia, spettacolo che non ci attizza, ma porta bene, tu rallegraci gli occhi e il cuore togliendoti tutti i veli, il reggiseno di bellezza, le calze di seta e l’intera mise intima di suggestione, perché questa stagione vale da sola lo spogliarello di festeggiamento che hai promesso, riesca o meno il colpo maestro. Facci lo strip che meritiamo già per tutti i record battuti, per la media inglese, per questa allegria che ci ha presi. Mostrati Eva e mordi la mela dello scudetto, questa tentazione che ci ha scaraventati nell’inferno di infuocate emozioni. Abbiamo la pressione a mille, ma non risparmiarti, Caterina. Reggeremo. Abbiamo il cuore forte e azzurro. E come si dice? Cavani non ti crucciare, ma uno spogliarello della Balivo scioglie il sangue nelle vene. Augh!
Mimmo Carratelli

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