C’è un momento nella vita di ogni famiglia in cui il rito del pranzo domenicale perde la sua consueta importanza. Sarà colpa del calcio spezzatino, del monday night, del modello inglese, dell’anticipo del venerdì, della gazzetta in pdf, della crisi in Libia, sarà che sei un ragazzo di dicannove anni, sarà che hai quindici euro da investire.
Decidi che la curva A può andare bene, magari ti metti lì a lato, che hai voglia di goderti la partita in tranquillità che del duecentesimo coro contro Maroni ne hai piene le scatole. Ti anticipi abbastanza per assicurarti un posto in posizione strategica, cerchi di evitare la bailamme tutto sommato pittoresca del sistema prenotazione posti del San Paolo (ovvero, lo scotch intorno ai sediolini) e munito di giornale d’ordinanza su cui giganteggia il faccione di Cavani, prendi posto. Il Mattino, tra l’altro, pare lo stampino apposta del formato adattato ad essere appoggiato sui sediolini dello stadio.
Lasci perdere la non proprio modica somma di dieci euro che hai versato per parcheggiare l’auto a circa due chilometri dal San Paolo, che quasi ti chiedi non fosse stato più rapido venire in bicicletta. Lasci perdere la ressa incredibile al prefiltraggio, con annesso rituale delle bottigliette d’acqua da gettare nel contenitore e la gara a chi frega lo steward per portarne dentro il più possibile. Lasci perdere tutto e non pensi a niente. Sei lì e vuoi goderti lo spettacolo.
Il fumo passivo contribuisce a caricarti nel modo giusto, il lavaggio con acido cloridrico necessario per toglierti il caratteristico odore da stadio dalla pelle lo danno incluso nel biglietto. Piacevole, in un modo o nell’altro.
A questo punto le possibilità sono due:
– Sei da solo o con amici navigati
– Sei con un amico alla prima esperienza
Nel primo caso, la serata continuerà normalmente. Nel secondo caso il normale proseguimento della serata sarà anteceduto dalla classica domanda: “ma perchè tutti quanti si alzano in piedi sui sediolini, se stessero tutti seduti non sarebbe la stessa cosa?”
Sei lì per rispondergli che così la partita è molto più viva, ma ti accorgi della fondatezza della sua obiezione e ti liberi con un dribbling a rientrare rispondendo: “non lo sai? Stiamo a Napoli”
A partita finita sorvoli anche sulle ore necessarie a svincolarsi dal troiaio che è la viabilità di Fuorigrotta (parcheggi interni al San Paolo cercasi, ho avuto la fortuna di vederli, ma ormai sono bestia mitologica, si dice che lì vi sia anche nascosto il tabellone segnapunti, un mito nel mito, insomma)
Sei a casa e hai sorvolato su tutto. La giornata è finita e sei nel tuo letto a ripassarti gli highlights tipo moviola, fai rewind e li riguardi. Senti addosso ancora l’odore del fumo che ha il sapore della frontiera.
Sei un ragazzo di diciannove anni, Maradona l’hai visto giusto su qualche sbiadita VHS. Anfield verrà ristrutturato, Highbury non c’è più, Wembley non è più come lo conoscevamo. L’Allianz Arena, il Delle Alpi. Come una serpe in seno ti si insinua il dubbio che forse è arrivato il momento di congedare il San Paolo e tanti saluti. La pista d’atletica, il settore inferiore, il terzo anello e la copertura e vaffanculo ai parcheggi e al prefiltraggio.
Hai sorvolato su tutto ma quest’idea così blasfema ti culla dolce fino al lunedì mattina (o al sabato mattina, o alla domenica mattina, o al martedì mattina, che mica il calcio è più quello di una volta).
Gennaro Iorio
classe 5 Bs liceo scientifico “Calamandrei”
A 19 anni vado in curva A, e penso S.Paolo vecchio
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