Le biografie stagionali: Maggio non ha demeritato, ma non è stato un iscritto del turn over. L’ennesima riconferma sarebbe solo un inno alla riconoscenza.
Un anno dopo (e un altro ancora?)
Ci siamo sbagliati, l’anno scorso, quando scrivemmo che la stagione 2015/2016 aveva rappresentato “il giusto addio” di Christian Maggio. Siamo stati avventati, nel senso che poi i fatti ci hanno smentiti. Maggio, nel ritiro di Dimaro 2016, fu uno dei migliori. Per condizione, grinta, applicazione. Voleva confermarsi, anzi farsi confermare. Ci riuscì. Sbagliammo noi, a considerare finita la sua storia.
O forse ha sbagliato Maggio, o forse ha sbagliato chi l’ha confermato. Intendiamoci, Christian Maggio è un professionista esemplare, una specie di totem assoluto per il Napoli. Uno degli articoli più letti della stagione è stato l’ode alla sua carriera e al suo amore per la città scritta da Armando De Martino (qui). È un sentimento corrisposto, Maggio verso Napoli (città e ambiente) e la città verso Maggio. Un sentimento che però non trova più un reale riscontro in campo. Anche quest’anno, Maggio non ha giocato a calcio o quasi: 7 partite in campionato, 3 in Coppa Italia, una in Champions League. Un totale di 691′. Anche in e per un’annata in cui – diciamolo – Hysaj ha reso meno del previsto.
Maggio è stata una soluzione di ripiego assoluto, non un iscritto al turn over. Non ha demeritato quando è stato chiamato in campo, saremmo ingenerosi a dirlo. Ma se Sarri, che a un certo punto della sua stagione ha addirittura abbracciato e imbracciato il turn over, non ha (quasi) mai tenuto conto di Christian Maggio, un motivo ci sarà.
Ultima partita giocata: 28 febbraio, Juventus-Napoli di Coppa Italia 3-1. Partita precedente: Napoli-Atalanta 0-2. Non sarà colpa sua, ma due indizi cominciano a fare una prova. Dopo ha giocato sempre e solo Elseid Hysaj. Non sempre benissimo. Ma il Napoli non ha mai più perso.
I dati
Non c’è molto da dire perché c’è stato poco calcio. Due passaggi chiave, una media di 3 eventi difensivi per match – parliamo delle sette partite di campionato, ovviamente. Anche un buon 56% di duelli personali vinti, ma, ripetiamo, il campione è troppo breve per capire quanto e cosa abbia dato Maggio come calciatore. Quanto e cosa possa ancora dare, soprattutto in relazione ad un’altra stagione da interpretare con l’idea di operare il turn over.
Il declino fisico del calciatore, non tanto dal punto di vista dell’integrità quanto della brillantezza nello spunto, è evidente. Una volta persa l’esuberanza fisica degli anni migliori, il passaggio a un sistema di gioco diverso (dalla difesa a 3 a quella a 4) ha finito per rappresentare il definitivo punto e a capo della carriera di Maggio. Che, da Benitez in poi, ha assunto il ruolo adattato di terzino destro senza mai convincere appieno. Questione di caratteristiche, di predisposizioni naturali al gioco. L’errore, come detto sopra, non è stato nella umana ambizione di Maggio di voler continuare a giocare, quanto di chi non ha pensato di sostituirlo. Per pungolare Hysaj, per avviare la valorizzazione di un altro calciatore. Un errore che pare proprio potersi ripetere.
Le prospettive
Le parole di De Laurentiis al Mattino, giusto nell’ultima intervista, sembrano far presagire un’altra stagione con Maggio riserva. Qualcosa dovrebbe cambiare comunque, perché il probabile arrivo di Berenguer allargherà il parco alternative – il calciatore dell’Osasuna può giocare anche come esterno basso, ma ovviamente va impostato e allenato in tal senso. Maggio potrebbe rimanere ancora, ma una scelta di questo tipo non sarebbe altro che un inno alla riconoscenza. Non fosse altro che per i precedenti con Sarri, che ci rammentano come Maggio non rientri assolutamente nel suo percorso ideale di scelte.
Il Napoli ha altre priorità di mercato, si è parlato di terzini destri anche quest’anno (Toljan e Widmer, su tutti), ma alla fine non se n’è fatto (ancora) nulla. Oggi partirà un altro ritiro, il decimo di Christian Maggio in azzurro. Da un po’ le dimensioni del suo apporto e quelle della sua squadra non coincidono, e dispiace anche dirlo. Ma sarebbe stato giusto pensare, soprattutto dopo il tentativo di questa stagione, a un addio che possa essere definitivo. Vedremo, in Trentino, se tutto ricomincerà in loop. Ancora una volta.