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Corbelli ai giudici: Moggi voleva il bene del Napoli

Finita la telenovela. Fatto bene, fatto male. Luciano Moggi, lo dichiara Giorgio Corbelli stamane in Tribunale, suggerì Zeman per il bene del Napoli. Punto. Fine della discussione.
Seppellito il dubbio più grande, cambiato idea sulla questione mediaticamente più grossa, l’ex presidente del Napoli non ha tralasciato, in omaggio alla sua natura diffidente, dubbi inediti e, al momento, meno eclatanti sul Napoli da lui co-gestito.
Corbelli si presenta in aula paffuto e rasato di baffi e capelli. Ci sono sue presunte dichiarazioni da riscontrare: Moggi avrebbe voluto Zeman a Napoli per rovinarlo, Moggi avrebbe voluto il Napoli in B, Fresi sarebbe stato il killer per conto di Moggi uccidendo il Napoli in due gare precise. Verona-Napoli, Napoli-Brescia. Strano. Quella di Verona è la quart’ultima d’andata. Forse un po’ presto per condizionare un campionato e determinare una retrocessione. Ma non è la sola stranezza. La gara è dominata dal Verona che ha diverse occasioni e coglie anche un palo. Il peggiore in campo non è Fresi ma l’arbitro, Pellegrino di Barcellona di Pozzo di Gotto. Moggiano, cupola Moggi senza se e senza ma secondo il memoriale di Giacinto Facchetti. Moggi vuole il Napoli in B ? Strano. Pellegrino, il suo arbitro, ne fa di tutti i colori ma del colore dei partenopei. Nega un vantaggio ai veronesi ormai lanciati nell’area avversaria. Non assegna un netto rigore alla squadra veneta per una chiara trattenuta di maglia. Fresi entra che il Napoli sta vincendo. Strano.
Moggi vuole il Napoli in B ? Strano che il moggiano Mondonico, allenatore del Toro di Moggi nell’anno del terzo posto e della finale di Uefa, non schieri il killer dal primo minuto. Ma solo negli otto minuti finali. Magari le cose sono più semplici. Magari anziché fare perdere il Napoli, entra un difensore per difendere il vantaggio. Cosa stranissima in Italia, non l’ha mai fatto nessuno, dev’essere un record. Fresi a detta di Corbelli commette due lisci che fan perdere il Napoli al novantesimo e dunque fuori tempo massimo per recuperare una partita determinante perché perduta a Gennaio, e dunque stagione finita. Non è proprio così. Sul primo goal del Verona, Fresi tenta l’anticipo come nel suo stile. Fresi era un giocatore molto tecnico, anche troppo. Affermatosi come centrale alla Salernitana, fu dirottato per i suoi piedi buoni a centrocampo da Roy Hodgson. Mai stato un difensore puro. Frequenti i suoi tentativi al limite del lezioso di sradicare il pallone con eleganza, col tacco ad esempio, evitando la fisicità ed i colpi proibiti del corpo a corpo. Fresi non liscia sul primo goal, tenta di deviare via la palla da Italiano che lo precede con l’esterno ma Italiano arriva prima di lui, la palla va a Mutu che infila un corridoio di almeno due belle statuine sulla traiettoria, Baldini e Troise, a portiere spiazzato. Fresi non liscia neanche sul secondo goal. Anzi fa correttamente la diagonale e mentre i suoi compagni vengono spiazzati dagli uno due veronesi lui è l’unico che segue impotente la palla andare in rete. Il tiro di Adailton è a distanza ravvicinata, non rasoterra ma a mezz’altezza e la palla è più alta della gamba del killer, troppo veloce perché Fresi si sacrifichi parandola in tuffo. Dove abbia lisciato non si capisce.
Fresi il killer di Moggi non incide sulla gara tanto che in pagella prenderà un senza voto senza commento. Il liscio è un’altra cosa, il liscio è quando la palla è tua e manchi l’aggancio, non quando la palla è di un altro che stai marcando o è stata tirata da uno che un altro doveva marcare, Fresi non c’entra niente.
Napoli-Brescia si gioca in Aprile. Anche qui, gara esiziale. Mancano soltanto sette gare al termine del campionato: se non si batte il Brescia, sarà B sicura. Infatti il killer di Moggi, buona partita, in pagella la sufficienza nonostante l’errore della punizione sennò voto ancora più alto, aspetta il novantesimo e oltre per far assegnare la punizione dal limite a Baggio. Anche qui un anomalo intervento, del tutto atipico per uno come Fresi. Diana gli va via e lui anziché tirarlo per la maglia o lasciarlo andare o seguirlo sulla corsa cerca da dietro, di tacco, alla Cannavaro quando lo piantavano a terra di sfilargli il pallone. Non vi riesce, punizione da trenta metri, rete, pari del Brescia. B per il Napoli. Il Napoli andrà in B per quel pareggio a sette dal fischio finale al torneo. Per quel tacco lì. Mica perché dopo il killer di Moggi prenderà tre sberle consecutive da Reggina, Parma e Lazio. Risultati ininfluenti quelli: 3 a 1 a Reggio, 4 a zero a Parma, 4 a due per la Lazio al San Paolo. Undici goal in tre gare e zero punti contano meno del killer di Moggi che ha aspettato il novantatreesimo per vedere se Baggio da 30 mt è ancora lui. Magari c’entrano altri. Corbelli magari ha capito male, del resto non si occupava di calcio ma di pallacanestro. E di altro. Arte, presunta arte, contraffazioni, presunte tali. Uomo forse abituato come tanti uomini d’affari del genere a pensar sempre male e a sbagliare qualche volta a valutare la firma in calce a un lavoro.
Il dubbio dev’essergli venuto anche a lui. Almeno a giudicare dalla deposizione di oggi. Almeno su certe cose. Dunque. Corbelli a domanda risponde. Entra nel calcio prima ed unica volta a Napoli nel 2000, socio alla pari di Ferlaino. Non è che si sveni. I soldi glieli darà una banca, lui girerà il debito a Naldi due anni dopo ma questi sono fuori onda. L’accordo con Ferlaino è che comandano in due. Lui da presidente, Ferlaino da amministratore. Il Napoli sta andando in A. Si forma lo staff per la stagione del ritorno nella massima divisione. Corbelli di calcio ne mastica poco, si affida a Ferlaino che gli dice, sentiamo Moggi che ne capisce di calcio.
Moggi vuole il Napoli in B ? Assolutamente no, a domanda risponde Corbelli. Moggi fa un discorso quasi da uomo delle istituzioni, gli dice, caro Corbelli il Napoli è una grande risorsa per il calcio in Italia, non deve stare in B. Deve fare la A. Soprattutto. Deve restare in A. E’un bene per tutti, viva l’Italia. Si fanno riunioni, si fa lo staff. Pavarese ds, Fusco, Alessandro Moggi consulente per il mercato, Zeman. Sono diverse persone. Persone diverse. Ognuno porta giocatori. Li porta Alessandro Moggi, sta lì per questo. Moriero, Fresi, Amoruso. Tutta gente di valore per una neopromossa, gente di Serie A ad un certo livello, grandi promesse, nazionali. Li porta pure Zeman se è per questo. Però l’accordo è preciso. L’accordo con Ferlaino è che comandano in due. L’accordo è che quello porta x, l’altro propone y, però una cosa sono i consigli l’altra sono i padroni. L’accordo con Ferlaino è che comandano loro. Nelle riunioni si fa il bene del Napoli. Nessuno vuole il Napoli in B. Tantomeno Luciano Moggi che soltanto per il bene del Napoli, dice Corbelli, volle Zeman azzurro.
“Credeva potesse fare bene al Napoli. Erano i senatori ad andare contro”. I senatori, cioè i nuovi arrivati. Ma nemmeno tutti. Soltanto su Fresi non ha cambiato idea. Corbelli è fatto così. Sospettoso. In udienza addirittura parla di presunti biscotti del Napoli in B nei mesi del suo arrivo. Cesena-Napoli 2 a due, quart’ultima del girone di ritorno. Corbelli in tribuna accanto a Ferlaino. Ferlaino lo lascia solo nell’intervallo. Il Napoli subisce il due a zero e poi grazie all’inserimento di Bellucci, un anomalo inserimento di un attaccante nel momento in cui hai bisogno di rimontare due reti, rimonta i due goal in due minuti. Corbelli all’epoca mostra convinzione nella bontà del gioco offensivo della sua squadra e si felicita per le belle accoglienze dei propri tifosi. Avrà cambiato idea a distanza di anni, sospettoso com’è. Oggi quella rimonta gli appare dubbia e in aula dichiara che ne parlò a Pavarese il quale ebbe prima a negare e poi a dirgli che forse i due allenatori, Novellino e Paolo Ammoniaci, si sarebbero “parlati”. Strano. Al Napoli il punto serviva per la promozione ma al Cesena i tre punti servivan di più per la salvezza dal momento che poi scese in C ed agli spareggi. Strano che il ds del Napoli non fosse neanche Pavarese fino a pochi giorni prima. Corbelli ricama appunti anche su Sampdoria-Napoli, zero a due dell’aprile 2000. “PM Capuano: E Sampdoria-Napoli? Corbelli: Io non c’ero, giocammo per 80 minuti in 11 contro 10 e ciò portò al Napoli dei vantaggi”. Non risultano espulsi nella Sampdoria. Sembra la storia dei lisci di Fresi solo che questa volta neanche il pm ha controllato. La storia del suo Napoli in A riprende parlando dell’affaire Pacheco. Un giocatore che non vuole Ferlaino ma non per il giocatore in sé. L’ingegnere non vuole altri da Ale Moggi in omaggio ad un calcolo che attiene più alla quantità d’influenza di Moggi nella rosa del club che al gioco del calcio. Il figlio di Moggi si dimette. Non è detto sia legato a Pacheco, dice Corbelli. Si dimette. Zeman viene esonerato. Prende come giusto i suoi soldi. Il figlio di Moggi non prende una lira. Corbelli già una volta ha cambiato idea. Disse, a Napoli non torno più. Si candidò alle elezioni poi qui. Da Fresi invece è dal 2001 che s’aspetta querele. Per Corbelli c’è anche il riscontro ai vecchi sospetti. Lo trova nel prosieguo di carriera del calciatore. Dopo Napoli, il Bologna di Gazzoni e la Juve di Moggi. Il Bologna di Gazzoni nemico di Moggi che però non voleva il Napoli in B e di quella B s’era pure molto rammaricato ingaggia il killer di Moggi che ha mandato il Napoli in B per conto di Moggi che non voleva. Fatto così, Giorgio Corbelli. E’ dal 2002 che arrestato e poi rilasciato non è stato mai o ancora rinviato a giudizio. Sta lì, come dire. A disposizione. Un dubbio di oggi, un dubbio di ieri, un dubbio domani. A volte cambia idea sospettando forse anche di se stesso. Su Moggi e Zeman si, su Fresi no. E neanche su Carlo Juliano. Per mesi nel 2001 nel Napoli non ci si parlava. Colpa di Carlo Juliano. Imputa a lui la rottura con Ferlaino. Carletto Juliano è in aula, si girano in tanti, in tanti volgono lo sguardo. Lui no, non volge lo sguardo. Ferlaino e Corbelli rompono ogni rapporto dopo il cda che ha visto Juliano mandato via dal solo Corbelli. Decidono in due ogni cosa. Quella volta però decide uno solo. L’altro fa volare le sedie come si dice in queste occasioni e come invece si fa sul serio quando vale la pena. Ferlaino scaglia una sedia contro una porta e la infila veloce come nelle sue amate corse. Parlerà con Corbelli due mesi attraverso il ds. Corbelli non vuole Juliano. Dice a Ferlaino, scegline un altro, sceglilo tu. Purché non sia lui. Purché. Perché ? Corbelli dichiara a tutt’oggi, “Juliano non faceva gli interessi del presidente”. A domanda risponde, Carletto Juliano a tutt’oggi tra gli interessi di Giorgio Corbelli e gli interessi del Napoli calcio non ha ancora cambiato padrone.
Vincenzo Ricchiuti

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