Ora io dico, il mondo va alla rovescia. Sulla Panaria superiore ci sono ancora le indicazioni che portano al Bar Millennium, sui tendoni parasole (buffi ed incomprensibili di questi tempi) ci sono le scritte che dicono Tropical, ma le insegne dettano: Bar Sfizi e Capricci. Il vecchio Tropical ha riaperto, ma si chiama proprio così: Sfizi e Capricci. E non ne chiederò mai ragione al nuovo gestore, inorridisco al’idea che mi possa rispondere. I naufraghi del Tropical ormai si riuniscono a casa mia. Lo stufone a pellet ha i suoi meriti, la birra autoprodotta pure. Sta di fatto che al nostro club esoterico non mancano le ipotesi, i parallelismi cosmici, le simbiosi. Un bar così è innaturale quanto il Napoli di Mazzarri e De Laurentis. Un bar così sta alla Panaria in gennaio come il Napoli al secondo posto in campionato. Una managerialità da parvenu, un parlare polito (non è un errore e non è una citazione) che sa di forzoso, di innaturale.
Poi il (più) vicino ci va uguale, ne parla entusiasta, dice che finalmente è un luogo normale, che era innaturale il casatiello, che era impropria la pizza ripiena che il puteolano ci ammanniva. Il PMI si adatta, la moglie, quella sopra la quarta, è indifferente, ha bisogno di un luogo per mostrarsi, purchessia. I potatori egiziani alternano la preoccupazione per le notizie provenienti dai luoghi natii all’entusiasmo per il neo-acquisto Ruiz. Una metafora del tifo partenopeo che oggi corre ad omaggiare il nuovo miracolo della difesa e domani magari parte col rimpianto per Aronica.
Le abbiamo viste le prestazioni con la Fiorentina e l’Inter. Volevamo consolarci dalle noie di questi giorni sempre uguali, da questa nebbia penetrante e isterica, da queste uggiose cure quotidiane. Ed eravamo pronti a perdonare tutto: la sparizione del senso e di Hamsik, l’insopportabile assenza di un tecnico, le riacutizzazioni gastro-intestinali conseguenti ai passaggi di Gargano, alle stucchevoli piroette di Zuniga, ai colpi di testa esilaranti di Pazienza. Ma lo spettacolo è stato troppo desolante e l’epica del sacrificio, l’esegesi dello spirito di squadra, la narrazione vendoliana dello spirito di sacrificio e dell’anima pugnante ci ha gettato tutti in una ineluttabile prostrazione.
Che Eupalla ci perdoni e ci mantenga in alto (in classifica), che ci costringa alla contraddizione ed al riconoscimento della contraddizione. Che il maledetto neo-gestore riconosca i suoi errori e ribattezzi il nostro locale di riferimento e riproponga il casatiello negli happy-hour. Che la primavera è vicina e il mondo va alla rovescia e confidiamo nel mazzo di Mazzarri per spezzare le reni alla Sampdoria…
Paolo Birolini
I transfughi del Tropical nel mio salotto
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