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Le società calcistiche potrebbero usare le tasse delle scommesse online per rifare gli stadi (Il Giornale)

L’indiscrezione: la maggioranza di governo dovrebbe accettare, abolendo il decreto Dignità, con un emendamento firmato da Lotito.

Le società calcistiche potrebbero usare le tasse delle scommesse online per rifare gli stadi (Il Giornale)
A sports enthusiast holds a betting slip at a sports betting shop in July 15, 2019 in Nairobi. Kenya's Betting Control and Licence Board announced sweeping restrictions in May 2019, on gambling advertisements, including outright bans on celebrity endorsements and social media promotions, in a blow to the fast-growing gambling industry in East Africa. (Photo by SIMON MAINA / AFP)

Il Giornale ha lanciato la seguente indiscrezione: tassare le scommesse online e girarne una parte alle società di calcio per rifare gli stadi in vista di Euro 2032. Sarà possibile la “convivenza” tra gioco d’azzardo e società sportive come accade in Premier League?

Le società calcistiche potrebbero usare i profitti delle scommesse per rifare gli stadi

Il quotidiano scrive nell’edizione odierna:

C’è un emendamento alla Finanziaria che prevede un prelievo sulla raccolta delle scommesse online per finanziare interventi infrastrutturali di ristrutturazione degli stadi, su cui dovrebbe esserci l’ok della maggioranza di governo. Ma come far convivere gioco d’azzardo e finanziamenti alle società sportive, come accade in Premier? C’è divieto ai club di ottenere ricavi dalla pubblicità delle società di scommesse per contrastare la ludopatia; un divieto previsto dal decreto Dignità che la maggioranza vorrebbe abolire attraverso la cancellazione della dicitura “anche indiretta”, con un emendamento firmato da Claudio Lotito. In questi anni sono aumentati a dismisura i siti illegali e il mercato nero di scommesse che oggi vale 2 miliardi e attrae 4,4 milioni di scommettitori. In ballo ci sarebbe anche una percentuale di scommesse sportive che derivano da eventi sportivi organizzati dalla Figc, per creare un’altra fonte di ricavi per le società. 

Farsi il “pezzotto” non è reato, basta una sanzione amministrativa di 154 euro

Il giudice Roberta Maggio, nella giornata di ieri, ha assolto tutti gli imputati: «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato», accogliendo l’istanza della difesa che sosteneva come si trattasse, al massimo, di un illecito amministrativo e non di un reato penale.

Il caso risale ad inizio anno, quando in 23 erano stati destinatari del decreto di citazione diretta a giudizio perché erano accusati di aver acquistato (in un periodo compreso tra il gennaio del 2017 al giugno del 2020) tramite bonifico o ricarica Post Pay abbonamenti pirata per la visione in streaming di programmi a pagamento criptati e coperti dal diritto d’autore di diverse società quali Mediaset Premium, Sky, Dazn, Disney Channel. Per nove di questi acquirenti l’assoluzione era stata pressoché immediata “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”

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