A margine di un evento a Roma: «Sinner ha scosso le coscienze alla Wada, i fatti che riguardano il doping vanno interpretati meglio»
Il ministro dello Sport Abodi è intervenuto quest’oggi sul caso Sinner-Swiatek, a margine della presentazione del progetto “Alleniamoci al rispetto” a Roma. L’Agenzia Mondiale Antidoping è sul punto di cambiare le regole che riguardano la considerazione di cosa sia o meno il doping. Di quali e quante sostanze siano ritenute effettivamente dopanti, per evitare dei casi come quelli del Clostebol o in generale altri farmaci/pomate/presidi medici che in effetti non alterano neanche minimamente le prestazioni sportive. Abodi ha voluto chiarire la sua posizione, poiché in effetti – una volta che la Wada ha ritenuto di iniziare a cambiare rotta – potrebbe essere opportuno intervenire prima che le vecchie disposizioni facciano danni sul n.1 del mondo tennistico.
Abodi: «Le nuove regole sul doping… perché non attuarle subito?»
Di seguito quanto dichiarato dal ministro:
«Da un lato verrebbe da dire non è mai troppo tardi, dall’altro se arrivati a questa conclusione perché non applicarla da subito anche se ormai il fatto è accertato, siamo in una zona di frontiera. Quanto meno quello che è successo è riuscito a scuotere le coscienze della Wada e a far comprendere che contrastare il doping passa anche da un’interpretazione dei fatti più puntuale e profonda.»
Di seguito altre dichiarazioni sul rispetto nello sport:
«La cultura del rispetto è un fatto multilaterale, che va condiviso e progetti come questo stimoleranno ulteriori iniziative perché la grande alleanza tra sport e istruzione potrà portare nella società la consapevolezza, tanto più nelle giovani generazioni, che la vita va rispettata e per farlo dobbiamo iniziare dalle persone, da noi stessi e dall’ambiente circostante. Il concetto dell’allenamento non è solo sportivo ma di vita. Allenarsi significa sì fare esercizio fisico, ma anche allenare le sensibilità, il senso dell’umanità, appunto il rispetto, perché questi sentimenti non si sviluppano magicamente, ma presuppongono consapevolezze, applicazione, ed è fondamentale che la scuola diventi il luogo nel quale diffondere questi valori, a partire dalla materna. Se un ragazzo o una ragazza si tolgono la vita, perché attorno a loro ci sono persone che manifestano violenza, vuol dire che dobbiamo continuare a parlarne e non sarà mai abbastanza.»