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Ibrahimovic: «Non voglio fare l’allenatore, lavori troppo. Le filosofie di gioco sono importanti, i giocatori di più»

A Sport Illustrated: «È il giocatore che va in campo e fa la differenza. Non credo che il calcio stia diventando noioso, sento che continua a crescere»

Ibrahimovic: «Non voglio fare l’allenatore, lavori troppo. Le filosofie di gioco sono importanti, i giocatori di più»
Cm Torino 18/05/2024 - campionato di calcio serie A / Torino-Milan / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic, dirigente del Milan e di Red Bird, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sports Illustrated. Lo svedese ha ribadito la sua decisione di non voler fare l’allenatore:

«Non voglio fare quella esperienza perché è troppo lavoro per me. Devi coprire tante aree, trovare idee e soluzioni, preparare e seguire le partite e allenare. Lavori giorno e notte. Un anno da allenatore mi sembrerebbe dieci anni. Quindi la cosa non mi attira».

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Ibrahimovic: «Il singolo giocatore è la cosa più importante nella squadra»

«Molti allenatori hanno una filosofia e uno stile di gioco – ha proseguito rispondendo a una domanda se ci sia attualmente troppa tattica – e poi il singolo giocatore diventa insignificante perché tutti sono costretti ad adottare una tattica o un sistema come una sola parte. Certo, la filosofia di un allenatore è importante e serve per gestire la squadra. Ma credo che il singolo giocatore sia la cosa più importante nella squadra. Perché va in campo e fa la differenza. E in generale non credo che il calcio diventi noioso. Piuttosto, sento che continua a crescere. Devi semplicemente essere intelligente e non chiuderti ai nuovi sviluppi».

Ibrahimovic ha parlato anche del paragone con Haaland. «Forse è la coda di cavallo (ride, ndr). Non mi piace paragonare i giocatori tra loro perché ognuno intraprende il proprio viaggio e scrive la propria storia. Ho avuto la mia era, ho giocato a modo mio. Adesso ha la sua epoca e gioca a modo suo. Quindi non può esserci un ‘nuovo Zlatan’. Ho fatto il mio dovere, ma ormai ho superato la data di scadenza. Erling Haaland è un grande giocatore e fa un lavoro fantastico».

E proprio sui giovani calciatori ha poi aggiunto:
«Se torni indietro di dieci anni, probabilmente la gente dice la stessa cosa e cioè che la nuova generazione non ascolta la vecchia generazione. E se guardi indietro di vent’anni, sarebbe la stessa cosa. Ma i giovani giocatori dovrebbero avere esattamente questa fiducia in se stessi e questa mentalità per poter andare per la propria strada. Non puoi portargli via questo carattere, questa ambizione e queste visioni. Bisogna permettere loro di vivere un po’ e di fare le proprie cose. Naturalmente anche loro dovrebbero imparare, ed è quello che considero il mio compito: guidarli nel loro percorso con la mia esperienza di leader».

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