Il club ha già modificato il loro stemma, e non è il primo a “cancellare” simboli religiosi in virtù delle partnership in Oriente. Un trattato del marketing calcistico di oggi.
Il rilancio di una vecchia notizia
Il Real Madrid rimuoverà la croce dal proprio simbolo. La notizia non è nuova, ma ieri è stata rilanciata dopo la chiusura di un accordo commerciale con Marka, una società che si occuperà della distribuzione dei prodotti dei blancos negli Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman. Nelle casse del prossimo avversario del Napoli in Champions entreranno 50 milioni di euro nei prossimi cinque anni.
Come detto, non è la prima volta che il Real decide di modificare per scopi commerciali proprio il logo. Era già successo in passato per alcune sponsorizzazioni in strutture ricettive del Medio Oriente. Inoltre non è neanche la prima squadra a farlo. Il Barcellona ha già tolto la croce di San Jordi dal suo scudo allo scopo di vendere più magliette nei Paesi musulmani. Anche il Paris Saint Germain – di proprietà della famiglia reale del Qatar – ha cambiato il suo stemma, cancellando la culla del Santo, elemento ritenuto offensivo nel mondo arabo perché associato a una dinastia che ha preso parte alle crociate e simbolo della città di Saint-Germain.
Scelte e risultati
Ma era necessario stravolgere i propri simboli e la propria storia per aprirsi a nuovi mercati? A guardare la classifica delle vendite nel 2017 delle squadre possiamo farci una prima idea e capire che, ormai, la battaglia tra i club più importanti del mondo più che sui campi da calcio si sta combattendo a suon di introiti e operazioni di mercato. Secondo Deloitte – tra le più importanti aziende al mondo in servizi di consulenza e revisione – il team che ha incassato di più nello scorso anno è stato il Manchester United, con 689 milioni di euro tra diritti televisivi, entrate commerciali e merchandising. La squadra inglese ha ottenuto il primo posto nella classifica 2017 soprattutto grazie ai ricavi commerciali. Al secondo posto si conferma il Barcellona con 620,2 milioni. Invece scivolano dal primo al terzo posto, anche se di poco, gli uomini di Zidane con 620,1 milioni.
Quarto il Bayern Monaco (592 milioni). A seguire il Manchester City (524,9), il Paris Saint-Germain (520,9), l’Arsenal (468,5), il Chelsea (447,4) e il Liverpool (403,8). Prima delle italiane la Juventus, decima, con 341,1 milioni, che da poco ha rilanciato il proprio marchio commerciale con un nuovo logo e una rinnovata strategia comunicativa. E le altre? Quindicesima la Roma (218,2 milioni), sedicesimo il Milan (214,7) e diciannovesimo l’Inter con 179,2 milioni.
E il Napoli?
La squadra partenopea è al trentesimo posto con 142,7 milioni di euro, dietro team come lo Zenit San Pietroburgo, il Benfica, il Galatasaray, il Sunderland e l’Everton. Insomma, il Napoli è agli ottavi di Champions ed entusiasma in campionato. Però è ancora troppo indietro dal piano di vista comunicativo e di valorizzazione del marchio. Il dibattito sul Napolista in questi giorni è stato serrato, anche sull’eventuale entrata in campo di Maradona come “sponsor”. Una cosa è sicura: toccherà lavorare e anche molto.