«La mia carriera, in un certo senso, è durata tre settimane. Ma non le scambierei con la vittoria di titoli». Le Parisien: ora vivrà la sua ultima, e più lunga, “notte magica”.
Totò Schillaci è morto all’età di 59 anni. L’ex attaccante è stato definito l’eroe del Mondiale casalingo del 1990.
Schillaci l’eroe dei Mondiali 1990: «Appena convocato ho pensato: almeno guardo le partite dal vivo»
I francesi di Le Parisien scrivono di lui:
Gianna Nannini ed Edoardo Bennato avevano interpretato così bene l’inno dei Mondiali del 1990, conosciuto come “Notti magiche”: un’ode alle serate dei tifosi che aspettano un gol sotto il cielo italiano. Tutto ciò di cui avevano bisogno era l’eroe di un’intera nazione che spingesse la palla in rete rete. L’Italia alla fine non vinse quella Coppa del Mondo, ma per i tifosi nacque una stella, un certo Totò Schillaci.
«La mia carriera, in un certo senso, è durata tre settimane. Ma non le scambierei per niente al mondo con la vittoria di titoli»; Salvatore Schillaci aveva riassunto bene. Perché l’ex attaccante italiano, morto questo mercoledì 18 settembre all’età di 59 anni, potrebbe non essere stato del calibro di Vieri, Baggio, Rossi o altri indimenticabili attaccanti della Nazionale. Veniva da una famiglia povera di Palermo. Non parlava un italiano estremamente corretto. Giocava solo a calcio. Non era nemmeno un giocatore di livello mondiale. Ma ha avuto un’ora di gloria che è rimasta nella storia: così cita il giornalista di Tuttosport Massimo Franchi che lo ha seguito per tutta la sua carriera.
Continua Le Parisien sul passaggio alla Juventus e la convocazione in nazionale:
Appena arrivato alla Juventus a Torino da Messina per una prima stagione in Serie A, nel 1989-1990, Totò si era guadagnato il suo posto da titolare grazie a una grande stagione con 21 gol coronati da una vittoria della Coppa Uefa. Ma nessuno avrebbe potuto prevedere l’estate che sarebbe seguita. «La mia convocazione è stata una notizia incredibile. Ero felice, anche se non avevo illusioni. Pensavo: almeno sarò in tribuna, potrò vedere le partite dal vivo». Nella prima partita dei Mondiali entrò in campo e segnò il colpo di testa vincente contro l’Austria. Fu abbastanza per offrirgli una maglia da titolare dopo l’infortunio di Vialli. Segnò di nuovo contro l’Uruguay nell’ottavo di finale, poi realizzò il gol vittoria ai quarti contro l’Irlanda, in uno stadio Olimpico che aveva occhi solo per lui.
Poi, il calo:
Dopo una stagione complicata con la Juventus, giocherà solo altre 16 partite con l’Italia; il suo passaggio all’Inter non porta i frutti sperati e vivrà un finale di carriera nel calcio dimenticato del Giappone. Ma dal suo ritiro nel 1997, Totò non è mai scomparso nel cuore degli italiani. Dallo scorso inverno, un cancro al colon l’ha purtroppo colpito. Ricoverato la scorsa settimana, gli rimanevano solo pochi giorni di vita; il calcio italiano si stava preparando a un’altra triste notizia dopo aver perso Rossi, Vialli, o Gigi Riva. Ha chiuso gli occhi, per un’ultima e molto più lunga “notte magica”.