ilNapolista

Cahill, coach di Sinner: «Nel periodo buio attraversato gli ripetevo di restare con la testa alta»

«Prima della finale gli ho detto che per il modo in cui si è comportato ha mostrato onestà e resilienza. Ha una mentalità da campione che molti non hanno».

Cahill, coach di Sinner: «Nel periodo buio attraversato gli ripetevo di restare con la testa alta»
Melbourne (Australia) 28/01/2024 - finale Australian Open / foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner ONLY ITALY

Il coach di Jannik Sinner, Darren Cahill, ha raccontato le emozioni vissute negli ultimi giorni con la vittoria del tennista altoatesino all’Us Open 2024.

Cahill: «Ho ripetuto a Sinner di rimanere con la testa alta nel periodo buio appena attraversato»

Le sue dichiarazioni ad Espn riportate da Sky Sport:

«Nel team di Jannik non sono l’allenatore più importante, ma Simone Vagnozzi, sono quello che ha più esperienza. Negli ultimi quattro mesi sono successe tante cose all’interno del gruppo e molte di queste sono ricadute sulle mie spalle. Ho cercato di mantenere il senso delle cose e il focus di Jannik su quelli che erano i nostri obiettivi, gli ripetevo in continuazione che non aveva fatto nulla di sbagliato e che qualunque cosa fosse successa sarebbe dovuto restare con la testa alta. Siamo riusciti ad attraversare questo periodo, non certo senza stress. Probabilmente la reazione avuta dopo la vittoria era dovuta anche a quello».

Inoltre, ha descritto il suo rapporto con Sinner:

«Il mio lavoro era quello di aiutarlo a maturare e a diventare la persona a cui tutti guardano, una figura dalla quale i bambini possano trarre ispirazione. Anche prima della finale gli ho detto che per il modo in cui si è comportato nelle ultime settimane ha mostrato onestà e resilienza, deve essere molto orgoglioso di se stesso. Ora è giusto che si diverta, se lo merita tanto».

E sulle differenze tra la vittoria all’Australian Open e quella degli Us Open:

«In Australia era la prima finale di uno slam ed era più teso. Forse c’erano anche più aspettative perché aveva già battuto Medvedev un paio di volte. Prima della finale di New York stavamo parlando con André Agassi nello spogliatoio. Commentavamo il suo gioco, la sua mentalità e la sua compostezza anche nei grandi momenti. Anche quando è stato messo alla prova nel terzo set, percepivo che fosse convinto di poter tornare in gioco, cosa che poi è stato in grado di fare. Ha questa mentalità da campione che molti giocatori non hanno. Lui, invece, ci è nato e ama quelle situazioni e quei momenti».

ilnapolista © riproduzione riservata