L’oro nella canoa slalom alla Gazzetta: «L’anno scorso dopo i Mondiali ho capito che bisogna curare ogni dettaglio anche nella quotidianità. Un’altra passione è la chitarra, suono in un gruppo amatoriale».
Il vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi nella canoa slalom Giovanni De Gennaro ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
De Gennaro: «Da ragazzino avevo paura dell’acqua, ora sono maniacale prima di una gara»
Giovanni, come sono trascorse le prime due settimane da signore di Olimpia?
«È stato tutto talmente travolgente che non me ne sono ancora reso conto. La festa in paese, l’incontro con gli amici che non vedevo da più di un mese, le chiamate e gli inviti. E poi ho fatto il casalingo, dovevo sistemare alcune cose che avevo lasciato indietro per preparare l’Olimpiade. Ho provato pure ad allenarmi, perché la stagione non è ancora finita».
Si è già riguardato la finale di Parigi?
«No, e il motivo è addirittura banale: sono così perfezionista che troverei difetti anche in una discesa che mi ha regalato l’oro olimpico».
C’è un momento preciso in cui prende forma il trionfo olimpico di Giovanni De Gennaro?
«L’anno scorso dopo i Mondiali: ero in gran forma e presi il Covid un mese prima, puntavo a una medaglia e invece arrivai sesto. Lì mi resi conto che non basta essere maniacali a ridosso della gara, ma bisogna curare ogni dettaglio anche nella quotidianità. A volte ciò che ti sembra insignificante può segnare la differenza tra il grande risultato e la delusione».
Una sua passione è la chitarra:
«Se posso me la porto anche in trasferta, soprattutto in quelle dove ho l’auto. Suono sia quella elettrica sia quella acustica, ho preso lezioni, mi piacciono tutti i generi musicali. Ho pure un mio gruppo con degli amici, anche se ci vediamo pochissimo. L’anno scorso abbiamo fatto una serata, quest’anno non ci siamo ancora riusciti. Non abbiamo neppure un nome, lo cambiamo tutte le volte».
Perché la canoa?
«Per seguire mio fratello Riccardo, che la praticava. Da ragazzino giocavo a basket e facevo karate, andare in barca mi procurava paura, temevo l’acqua. Ma quando ho cominciato a capirla, mi sono innamorato. Il basket è sempre una passione, a Parigi ce l’ho fatta a seguire una partita di Team Usa e sono stato davvero felice, ma in fondo è correre e tirare. Quando sei su una canoa, diventi parte della natura. A me in acqua sembra di volare».
Ha delle scaramanzie particolari prima di una gara?
«Credo nella forza della mente, nella capacità di creare una perfetta fusione tra il corpo, la barca e l’acqua, ci sto lavorando da anni con un mental coach. Quindi la risposta è no, ma il giorno prima della gara controllo maniacalmente la barca e la pagaia, non devono avere neppure un graffio».