L’Inghilterra è sotto shock, il fuoriclasse dà una lezione di come si sta al mondo. Ha attraversato il baratro della depressione e dell’alcolismo
La sconfitta di Peaty è uno shock in Inghilterra: «Piango ma non perché ho perso, per il viaggio che ho fatto».
Adam Peaty secondo dietro Martinenghi nella finale olimpica dei 100 dorso. In Inghilterra tutti i quotidiani titolano col termine shock. Ma lui non è scioccato, quantomeno non dalla sconfitta. Ha vissuto la depressione, l’alcolismo, era caduto in un baratro, ne è uscito e alla Bbc si dichiara felice: «Le mie sono lacrime di felicità».
Adam Peaty ha parlato alla Bbc:
«Voglio dire che è stato un lungo viaggio a ritroso. Ho dato il mio massimo. Non si tratta dell’obiettivo finale, si tratta del processo che ho compiuto. Non importa cosa dice il tabellone, sono già un vincitore. Non sto piangendo perché sono arrivato secondo, sto piangendo per il viaggio».
Peaty ha aggiunto: «Sono così felice di poter correre tra i più forti del mondo e arrivare secondo. Queste sono lacrime di felicità perché ho detto che ho dato il mio meglio ogni giorno. Questa gara è cambiata tanto, funziona così per le gare, ora sono quasi un uomo più anziano. Ogni giorno serve un sacrificio, ora è difficile competere con i più giovani».
Peaty: «La chiesa mi ha ridato fiducia in me stesso» (Il Telegraph di qualche settimana fa)
Il Telegraph descrive la vita di Adam Peaty con poche semplici parole. “Doppio oro olimpico. Infortunio al pieda. Problemi di cuore. Disturbo da deficit di attenzione iperattività. Alcolismo. Depressione. Il conforto di Dio. Finalmente l’amore, uno scopo e il ritorno alla vita“. Per spiegare meglio tutto quanto, il quotidiano inglese lo ha intervistato.
«È stato un vortice». Dice Adam Peaty, riflettendo con un certo eufemismo sugli ultimi tre anni. Adesso ha intenzione di raggiungere “l’immortalità olimpica” con le Olimpiadi di Parigi.
Peaty potrebbe eguagliare Michael Phelps. «Lo sport mi aveva distrutto», disse parlando del suo primo ritiro. «Sono giunto alla conclusione che il rimpianto è molto più difficile da gestire della sconfitta. Penso, davvero, di essere in questo fase e di essere guidato da qualcosa che è più grande di me. Ho un dono e non voglio sprecarlo».
Adesso, osserva The Telegraph, “sembra meno irrequieto e più rilassato, sembra persino più giovane. Sono finite le conversazioni con la testa rasata o i baffi, ed è tornato all’aspetto più fresco di quando è esploso per la prima volta un decennio fa“.
“«Ero distrutto», racconta Peaty, dopo un ciclo olimpico di cinque anni che ha incluso i lockdown per il Covid-19 e lunghe sessioni di allenamento da solo all’interno di una gigantesca vasca idromassaggio nel suo giardino a Loughborough, con una corda attaccata ai suoi pantaloncini“.
Sul suo disturbo dice:
«Dicono che le persone con disturbo da deficit di attenzione iperattività hanno una spinta. Non so da dove provenga, ma non riesco a stare fermo… È molto interessante come lo sport mi abbia aiutato a canalizzare quell’energia. Ho sempre saputo che c’era qualcosa di diverso in me negli ultimi 15 metri di una gara».
Ha passato momenti difficili. La separazione con la madre di suo figlio e i problemi con il nuoto lo portarono a gettare la spugna. “Andò in un negozio e si comprò un’enorme scorta di cioccolato. Si era anche dato all’alcol“.
«Non mi importava più di nuotare. Nella vita, ci sono questi tanti momenti in cui devi scegliere tra ciò che devi fare e ciò che vuoi fare? Si riduce a un contratto con te stesso, e io non ero più disposto a continuare».
“Nel febbraio 2023, Peaty ha iniziato ad andare in chiesa regolarmente. Ora fa parte di una comunità completamente estranea allo sport. È iniziato quando un altro nuotatore, Kyle Chalmers, lo ha presentato al cappellano olimpico. Peaty ha sentito immediatamente di aver scoperto qualcosa che mancava“. La fede.
«Ho raggiunto la piena fiducia in me stesso, indossando la mia pelle ed essendo autenticamente me stesso. La chiesa mi ha aiutato a raggiungere quello stato. Quando mi guardo allo specchio, sono in pace».
Ora frequente la figlia dello chef Gordon Ramsey, quello di Hell’s Kitchen:
«Gordon mi ispira ad avere successo. Holly è ovviamente parte del mio team ogni singolo giorno. È in questo viaggio con me».
Peaty è diventato amante di una «vita tranquilla». Parla continuamente di essere un «padre migliore, un fidanzato migliore, un partner, e si spera un giorno un marito». Si è fatto tatuare la lettera H appena sotto il collo.
Il ritorno al nuoto professionistico
Il ritorno al nuoto professionistico è avvenuto grazie a una serie di «piccoli passi tra febbraio e l’inizio dello scorso luglio. Così tante cose mi hanno aiutato ad arrivare a quella decisione. Che si trattasse di un versetto della Bibbia, o di una citazione di Mike Tyson o di qualcun altro. Riposare mi ha dato la capacità di vedere tutto da una prospettiva diversa. Quando sei così esausto, riesci solo a vedere un tunnel».
«Avrei potuto dire di essermi ritirato nel 2022 o nel 2023. Oppure avrei potuto mettere tutto in discussione. Mi emoziono molto quando mi prendo dei rischi. Mi emoziono molto quando vengo sfidato. E penso che andare a queste Olimpiadi, cercando di trovare la strada per le massime prestazioni, sia stata la sfida più grande. Questa è la gioia. Le garanzie sono noiose. Non sono un contabile. Sono un atleta molto energico che vuole rischiare il massimo nel nostro sport, che è l’oro olimpico».
Il giornalista del Telegraph non crede alle sue orecchie. “È sorprendente sentire Peaty tollerare apertamente la possibilità di una sconfitta sportiva in un modo che un tempo sarebbe sembrato del tutto alieno. Le nostre interviste precedenti erano sempre piene di citazioni di maschi alfa che facevano notizia, dal paragonarsi ad Alessandro Magno alla descrizione della “bestia” dentro di sé e di come fosse solo una questione di decidere quando scatenare questa creatura indomabile attraverso l’acqua“.
E di quella mentalità, Peaty dice:
«Cerco di stare lontano dal nichilismo ora, credo. Mi piace cercare ogni singolo giorno di essere migliore. Penso che quello che sto imparando ora, imparando a conoscere il mio cervello e la mia vita, siano importanti per il futuro. È un viaggio di eccellenza umana di sé stessi».
I rapporti con il Cio e il doping
Un commento anche sull’organizzazione antidoping dopo il caso degli atleti cinesi trovati positivi al doping:
«Sono stato svegliato alle 6 del mattino per tre domeniche consecutive nel mio unico giorno libero con un bambino che ha bisogno di dormire per dei test casuali. Quando poi senti i casi di doping ti chiedi: cosa sta succedendo nel mondo? Tutti ricevono lo stesso trattamento? È tutta una questione di fair play e responsabilità oggettiva. Spero che il sistema antidoping mondiale prenda le decisioni giuste. In questo momento, il mio obiettivo è ovviamente la mia prestazione. Non posso controllare le critiche. Devo fare le mie cose e occuparmi di queste cose dopo».
E sui possibili premi in denaro del Cio agli atleti vincitori di medaglie d’oro dice:
«Stiamo solo chiedendo un dialogo equo sulle medaglie d’oro. I soldi dovrebbero arrivare dal Cio agli atleti che mettono in scena lo spettacolo. Penso che il modello di business che sta andando avanti adesso sia molto obsoleto per gli atleti. Dobbiamo incoraggiare la prossima generazione a farsi avanti».