Al CorSera: «Ora sono più propositivo e sereno. Dispiace che Sinner non ci sia a Parigi, il mio obiettivo è la top 10».
Oggi iniziano i Giochi Olimpici per Lorenzo Musetti contro Monfils, dopo aver perso contro Cerrundo la finale dell’Open di Croazia ieri. La sua intervista al Corriere della Sera.
Musetti: «Ora sono più propositivo e sereno, la paternità mi ha cambiato»
Sembra che la paternità sia stata uno spartiacque…
«È così. In Davis avevo annunciato alla squadra che Veronica era incinta. Il lieto evento è stato emozionante, commovente, liberatorio. Ho assistito, senza svenire! Ludovico ha avuto timing perfetto, tra Indian Wells e Miami: mi ha permesso di tornare a casa e poi volare in Florida per giocare il torneo. E bene. Una bella ripartenza: con la nascita di Ludovico ho messo un punto e a capo. È nato anche un nuovo Lorenzo. Inconsciamente, dentro di me, avevo il timore del cambiamento: avevo paura di non saper gestire gli eventi. Sia cose pratiche che il fatto di diventare papà a 22 anni. I miei genitori me ne avevano parlato ma nulla ti può preparare alla sensazione della paternità. Si era creata una tensione mia. Sono partito per Miami che Ludovico non aveva nemmeno 5 giorni: giocando, ho ritrovato la serenità che mi mancava. E questo atteggiamento, da lì in poi, si è riflesso sui risultati».
Da attivo a passivo: cambia tutto, a Londra si è visto…
«Infatti un Musetti propositivo è un giocatore diverso, che rompe le scatole e può giocare alla pari con i top. Ed è un bel passo avanti. Era giusto ritrovare queste sensazioni, mi mancavano da un po’. Le ho messe in valigia e me le sono portate in Europa per la stagione sul rosso, Olimpiade inclusa. L’importante è continuare con un metodo. Sono contento».
La terra, in fondo, è la sua superficie d’elezione:
«L’anno scorso i migliori risultati li ho avuti in questo periodo, partendo da Montecarlo dove sconfissi Djokovic. I Giochi si inseriscono nel percorso: sono un bel traguardo, è sempre un piacere indossare la maglia della Nazionale. Peccato per Jannik, che resta la nostra bandiera nel mondo, ma per me sarà un onore scendere in campo per provare a vincere due medaglie. Ormai il livello medio è altissimo, anche negli Atp 250 non esistono più partite facili».
L’esempio di Sinner numero uno come si riflette sulla sua quotidianità?
«Mah, a me non cambia nulla. Sono felice per lui che sta comunque facendo una stagione pazzesca, so quanto sputa sangue ogni giorno, ha un talento fuori dalla norma: si merita tutto».
Non scatta il pensiero: se ce l’ha fatta lui…
«Quello è un pensiero che deve scattare comunque, a prescindere da Jannik, se vince o perde. Non baso la mia vita professionale e le mie scelte guardando gli altri. Ribadisco: sono contento per lui, ma bado a me stesso, cerco di capire cosa serve a me. Certamente è una fonte d’ispirazione, il sogno è poterlo emulare, ma arrivato a questa età e a questo livello devo cercare di tirare fuori il meglio di me stesso, senza guardarmi troppo in giro. Il prossimo obiettivo è entrare nei top 10, sono stato n.15 l’anno scorso: ci stiamo lavorando. Mi auguro di poter vivere questo sogno entro la fine della stagione: ai Giochi e sul cemento americano posso esprimere il mio tennis migliore, lo sento».