Ranieri ha un presente che fa provincia e un domani in aggiornamento costante: «Cambio come cambia il calcio». De Laurentiis pensaci: è un affare irripetibile
Ranieri, oggi e domani: campagna per il ritorno al Napoli del “signor allenatore”
Mettiamola così: risparmia e cumparisci. Di questi tempi dalla trama instagrammabile far bella figura (sì, per quella cosa della dittatura della “narrazione”) spendendo poco è un lusso. Il Napoli ha l’ennesima occasione di sparigliare, di pensare e poi agire fuori dagli schemi: può rimettere sulla panchina del Napoli Claudio Ranieri. Stavolta andiamo oltre gli endorsement che pur gli dedicammo in tempi meno emergenziali. Lanciamo proprio una bella campagna. Titolo: Ran-ieri, oggi e domani. De Sica ci vinse un Oscar, De Laurentiis lo sa.
Il primo Napoli post-Maradoniano affidato a Ranieri, lo ammettiamo, è la nostra madeleine. Un’idea confortevole, quasi coccolosa, di come un allenatore dovrebbe lavorare a dispetto dei decenni che passano, delle mode tattiche, delle isterie di presidenti e proprietari, dei campioni e delle controfigure, dei titoli e delle salvezze. Ranieri affrontò quella stagione di napoletani che non si rassegnavano alla fine dell’età dell’oro (vi ricorda qualcosa?) con la sua compostezza mai distaccata, elegante, e terribilmente performante. La definizione di “signor allenatore”. Lo stesso sport che pratica Carlo Ancelotti.
Ranieri, una carriera infinita in giro per il mondo
Oggi che ne ha fatta un’altra – la salvezza del Cagliari, preso a gennaio dello scorso anno in serie B – torna alla memoria tutta la sua infinita carriera. È il tranello che svilisce a volte chi una carriera così, ce l’ha. Un giro del mondo che lo ha portato dalla Spagna all’Inghilterra, dalla Francia alla Grecia, nella sua Roma, alla Juve, all’Inter e appunto al Napoli. Ha guidato l’Atletico Madrid, il Valencia (con cui ha vinto una Supercoppa europea), per quattro anni il Chelsea, ma anche il Monaco che portò in due anni dalla B francese al secondo posto in Ligue1. E ovviamente il Leicester che è un marchio registrato nella storia del calcio. Ha allenato Batistuta e Totti, James e Martial, Lampard e John Terry, Zubizarreta e Zola, Del Piero e Vardy. E Pavoletti, certo.
Ranieri ha il passato nel cognome, ma un presente che fa provincia. E un domani in aggiornamento costante. Perché ha sempre coniugato il gioco senza aggettivi possessivi. Mio, tuo, maddeché? L’ha ribadito in un’intervista poco tempo fa:
«Io cambio come cambia il calcio. Mi adeguo, mi aggiorno con le ultime tendenze. La mia forza è proprio il cambiamento. Mi sento un allenatore moderno, europeo, e in più ho un’esperienza che la dice lunga. Il mio calcio è vincere. È difendere bene e attaccare meglio. È conoscere bene la propria squadra, saperne i limiti e non mandarla allo sbaraglio. Il calcio è semplice, sono gli allenatori a renderlo difficile».
Il Napoli è ancora in tempo: Ran-ieri, oggi e domani.