Lo scrive Repubblica. Negli Usa, aggiungiamo noi, o sei razzista o non lo sei: lì i mille distinguo per giustificare il razzismo non li comprendono
Negli Usa il razzismo è una cosa seria, non una barzelletta come in Italia: perciò Acerbi è rimasto a casa. È quel che scrive Repubblica nella sua edizione on line. Il quotidiano riporta che Acerbi, nel confronto con Spalletti e i compagni, ha negato di aver chiamato negro Juan Jesus ieri sera nel corso di Inter-Napoli ma è andato a casa ugualmente perché l’Italia ora giocherà due amichevoli (contro Venezuela ed Ecuador) negli Stati Uniti. E negli Stati Uniti il razzismo – come in tutti paesi civili – è una cosa seria. Non una barzelletta come in Italia. Per dirne una, negli Stati Uniti uno come Calcagno – il sindacalista dei calciatori – dopo le dichiarazioni di oggi («non strumentalizziamo», «Acerbi è un ragazzo sereno») sarebbe costretto a immediate dimissioni. Da noi ha discrete chance di diventare un eroe popolare.
Ecco cosa scrive Repubblica:
La Figc ha comunicato che il 36enne difensore nerazzurro – che ha fornito la propria versione – è stato escluso dalla lista dei convocati per la doppia amichevole americana contro Venezuela e Ecuador. La federcalcio fa sapere che “è emerso che non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista” ma che è stato deciso di escludere il giocatore “per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore”.
Sull’atteggiamento prudente della Federazione ha inciso il fatto che l’Italia domenica debba giocare contro l’Ecuador in amichevole alla Red Bull Arena a Harrison, New Jersey. Negli Stati Uniti l’attenzione al tema del razzismo è massima. La scelta di fare restare a casa Acerbi non andrebbe comunque intesa come una condanna anticipata al giocatore.
Il video del Napoli contro il razzismo
Il Napoli ha pubblicato un video contro il razzismo, dove i protagonisti sono i calciatori che si schierano contro questa forma di discriminazione.
“Troppo hanno visto i nostri occhi”, “le nostre orecchie hanno sentito troppo”, “le nostre bocche hanno parlato troppo poco”, “il tempo per l’indifferenza è finito”, “facciamoci sentire”. E poi la classica frase “no al razzismo”. I giocatori si esprimono nelle loro diverse lingue e lanciano questo messaggio.
From Napoli to the world, shout it out loud: no to racism.#KeepRacismOut pic.twitter.com/cppxejCToZ
— Official SSC Napoli (@sscnapoli) March 18, 2024