Ha accusato anche e soprattutto i dirigenti del calcio italiano. Sono loro, con i presidenti di club, che hanno legalizzato il razzismo gli stadi
Maignan a capo della Figc, subito
Come al solito, in Italia da un giorno all’altro scopriamo l’acqua calda. Dopo una vita vissuta a minimizzare qualsiasi episodio di razzismo, nefandezze di ogni tipo, persino quando viene tirata in ballo Anna Frank, con multe che sono semplicemente ridicole (10mila euro sono ben pagati per qualsiasi atteggiamento schifoso negli stadi italiani), tutti fedeli all’unico mantra e cioè all’omertà. Ricordiamo che furono tutti i presidenti di Serie A a battersi affinché venisse di fatto depenalizzato qualsiasi comportamento razzista negli stadi italiani. Razzista o territorialmente discriminatorio, termine che venne coniato per quelle bazzecole del tipo “Forza Vesuvio”.
In un simile contesto di menefreghismo più che di impunità, va inserita la clamorosa e sacrosanta uscita dal campo del Milan a Udine. E qui ecco che, come per miracolo, parte l’indignazione a comando. Un’indignazione ipocrita e di comodo. Poiché dopo Udinese-Milan, il primo a prendere posizione è stato Infantino che ha chiesto la sconfitta a tavolino per quelle squadre i cui tifosi si rendono protagonisti di episodi di razzismo, il calcio italiano ha sentito l’insopprimibile esigenza di andare subito a rimorchio. Gli stessi che da sempre coltivano e predicano l’omertà con un’abnegazione degna di miglior causa. Gli stessi che negli anni si sono distinti per aver definito gli extracomunitari gente che prima mangiava le banane, o ancora quattro lesbiche in riferimento al calcio femminile. L’elenco è lunghetto.
Per fortuna ci ha pensato Maignan a sottrarsi a questo quadretto e a ricordare che se il calcio italiano versa in queste condizioni, è perché fin qui le istituzioni si sono sempre girate dall’altra parte. E lo ha detto forte e chiaro. Al momento, e per distacco, è il miglior dirigente che il calcio italiano possa avere. Mettiamo Maignan alla guida della Federcalcio. Subito. Riportiamo qui il suo programma di governo che ovviamente sottoscriviamo in toto.
Non è stato il giocatore ad essere stato aggredito. E’ l’uomo. E’ il padre della famiglia. Questa non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo. Abbiamo fatto comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla.
Oggi un intero sistema deve assumersi le proprie responsabilità:
– Gli autori di questi atti, perché è facile agire in gruppo, nell’anonimato.
– Gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di tacere, sei complice.
– Il club dell’Udinese, che ha parlato solo di interruzione della partita, come se nulla fosse, è complice.
– Le autorità e la Procura, con tutto quello che sta succedendo, se non fai nulla, SARANNO COMPLICI ANCHE LORO.
L’ho già detto e se è il caso di ripeterlo: non sono una VITTIMA. E voglio dire grazie al mio club AC Milan, ai miei compagni, all’arbitro, ai giocatori dell’Udinese e a tutti quelli che mi hanno mandato messaggi, che mi hanno chiamato, che mi hanno sostenuto in privato e in pubblico. Non posso rispondere a tutti ma ti vedo e siamo INSIEME.
È una lotta difficile, che richiederà tempo e coraggio. Ma è una battaglia che vinceremo“.