Alla Gazzetta: «Dice che trasmetterà il calcio gratuitamente, e la cosa è impossibile. Decreto Crescita? E’ stato fatto un grosso errore dal governo italiano».
Il presidente della Liga Javier Tebas ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in merito alla Superlega.
Reichart, ceo di A22, ha detto a Mundo Deportivo di essere in contatto con 40-50 club…
«Non credo proprio. Quando i club si rendono conto che dai campionati nazionali non hanno accesso al primo livello diretto della Superlega voglio vedere se accettano. Per questo io lo chiamo Bernard Copperfield. Per me è un mago che prende tutti per idioti, i club per primi. Dice che trasmetterà il calcio gratuitamente, e la cosa è semplicemente impossibile. Se fosse possibile perché non l’ha ancora fatto nessuno? Ci manca di rispetto, pensa siamo tutti incapaci e lavora con l’inganno».
Preoccupato della Superlega?
«No, perché in Germania sono fermissimi sul no e in Inghilterra per statuto non possono partecipare a tornei non autorizzati da Uefa e Fifa. Hanno ammesso un abuso di posizione dominante della Uefa, ma occhio, l’ultima parola spetta al tribunale di Madrid, che ha convocato un’udienza per il 14 marzo. E che è fermo a livello giuridico dall’aprile 2021, e da allora tante cose sono cambiate. Ci vorranno 5 anni per completare i tre gradi di giudizio».
Tebas ha parlato anche del calcio italiano
Sul Decreto Crescita: «Un grosso errore da parte del governo italiano. Si toglie competitività ai club di Serie A al momento di importare talento dall’estero, cosa che di fatto impoverisce il campionato. In ambito economico il problema si poteva risolvere in altra maniera. La riduzione a 18 squadre sarebbe un altro errore. Togliere 4 giornate a una stagione vuol dire perdere spazio e una competizione sportiva ha più valore quanto più tempo dura».
Che opinione si è fatto della governance del calcio italiano?
«Il quorum fissato a tre quarti dei votanti è troppo elevato per prendere decisioni. Finisce per governare la minoranza e non la maggioranza perché bastano 4 club per bloccare le riforme».