ilNapolista

Santopadre su Berrettini: «Il rumore della popolarità lo ha stroncato»

A Repubblica: «È un tipo riservato e sensibile. L’ascesa fulminante è stata negativa per gli effetti collaterali. Ci siamo separati perché serviva una scossa».

Santopadre su Berrettini: «Il rumore della popolarità lo ha stroncato»
Italy's Matteo Berrettini reacts after a point against Britain's Andy Murray during their men's singles match on day two of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 17, 2023. (Photo by Paul CROCK / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

L’ex tecnico di Matteo Berrettini Vincenzo Santopadre ha parlato del tennista in un’intervista a Repubblica.

Berrettini deve essere libero…

«Si deve slacciare dalle aspettative. Il rumore della popolarità gli ha fatto male, lo ha stroncato. È un tipo riservato e sensibile. L’ascesa fulminante è stata negativa per gli effetti collaterali. Troppe responsabilità, portarsi l’Italia sulle spalle è dura. Gestire le esigenze del mondo esterno non è facile. Lui ne è rimasto scombussolato. Panatta ancora oggi è giustamente celebrato e riverito per il suo favoloso 1976. Gli Slam pesano e Matteo dai tempi di Adriano è l’unico azzurro che si sia qualificato per una finale, quella di Wimbledon».

C’è un detto americano, ‘nice guys finish last’: i bei ragazzi finiscono ultimi.

«Se pesa o distrae la bellezza? Di sicuro il look lo ha aiutato da un punto di vista commerciale. Magari qualche sponsor ti sceglie perché da beautiful funzioni su vari mercati, anche non sportivi. Ma Borg, Wilander, Edberg, Noah, solo per citarne alcuni, hanno molto vinto e brutti non erano. La diversità di Matteo è un’altra: la sua vita emotiva e sentimentale è importante e confluisce nel gioco. Proprio perché è un ragazzo profondo e ci mette testa e cuore».

Perché si è rotto il vostro sodalizio?

«Era necessaria una scossa. Faccio un esempio: in un challenger nel 2018 a Dallas Matteo stava affrontando uno forte, c’era poca gente, era un campo secondario, lui era insofferente, si lamentava con sé stesso, io mi sono seccato e visto che c’era il sole mi sono messo gli occhiali scuri, così non poteva più incrociare il mio sguardo. Non gli ho più dato attenzione, lui si è concentrato, ha vinto. Poi ha voluto sapere, ma non da me, se mi fossi arrabbiato. Matteo non ha mai messo in dubbio la nostra relazione fino a quando non gli ho prospettato la necessità di un allontanamento. C’era stato un accumulo di travagli e di fatiche. La scelta dello spagnolo Francesco Roig è ottima, è un supercoach, ha lavorato per 18 anni con Nadal, avevamo già pensato a lui quando stavamo valutando una figura da aggiungere».

Le manca Matteo Berrettini?

«Abbiamo diviso viaggi, stanze, letti. Ora non ci sentiamo più con la stessa frequenza e la mia vita è diversa. Va bene così, tra noi ci sono 25 anni di differenza, la parte affettiva deve essere un valore aggiunto alla professionalità. A me il tennis piace molto, anche la parte competitiva, la tensione, l’agonismo. Ora ho due proposte da valutare: una italiana e una che viene dall’estero, riguarda un giocatore molto giovane».

ilnapolista © riproduzione riservata