Con il ritiro punitivo Aurelio De Laurentiis s’è illuso di nascondere le macerie azzurre sotto a un metaforico tappeto
Il Napoli è una polveriera, il naufragio si avvicina. A scriverlo è l’edizione napoletana di Repubblica con Marco Azzi.
Macché ritiro punitivo. Il Napoli è una polveriera, gli stracci volano e ormai non c’è più margine per lavare in famiglia i panni sporchi, a dispetto della inutile clausura con cui Aurelio De Laurentiis s’è illuso di nascondere le macerie azzurre sotto a un metaforico tappeto.
L’unico argine al caos e alla dilagante anarchia sta cercando di metterlo Walter Mazzarri, costretto a preparare il derby di dopodomani ( ore 15) al Maradona contro la Salernitana con uno spogliatoio in subbuglio e troppi giocatori scontenti, alcuni dei quali decisi a cambiare aria già nella sessione invernale del mercato.
Il peggio deve ancora venire
L’emergenza che regna nel Napoli sta però per travolgere tutti e c’è il concreto pericolo che il peggio debba ancora venire, con problemi e guai che si moltiplicano in rapida successione.
Napoli: la squadra sente di lavorare male, l’umore collettivo peggiora e la tensione sale
Napoli: la squadra sente di lavorare male, l’umore collettivo peggiora e la tensione sale. Lo scrive Fabio Mandarini per il Corriere dello Sport che annuncia anche due cambi di formazione con la Salernitana (si gioca sabato alle ore 15).
Di certo, sabato qualcosa cambierà nella formazione: Simeone, la grande ombra ingiustificata di un Mazzarri in confusione, dovrebbe prendere il posto di Raspadori al centro dell’attacco; e Gaetano, invece, quello di Zielinski a centrocampo.
Ma il punto è il clima che si respira nel gruppo.
Il gruppo, per la cronaca, avrebbe voluto posticipare l’inizio della convivenza obbligata (e obbligatoria), soprattutto perché domenica alle 11 salterà a bordo di un charter per l’Arabia Saudita e volerà a Riyad per la final four di Supercoppa. Prima di tutto e soprattutto, però, la missione sarà battere la Salernitana, l’unico antidoto possibile alla crisi depressiva e di risultati che sta sgretolando il Napoli.
Il fatto è che non c’è un solo problema da risolvere, ma una catena di problemi che hanno creato un ingranaggio perverso e vizioso come certi circoli tossici: la squadra sente di lavorare male, l’allenatore non riesce a trovare la chiave tecnico-tattica, l’umore collettivo peggiora e la tensione sale. Il pensiero dominante dell’anima-calciatori è che la normalità e l’aria delle famiglie sarebbero forse servite più del ritiro ma Adl ha deciso la strada e tutti l’hanno seguita.