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De Laurentiis ha ripetuto lo stesso errore commesso dopo i 91 punti con Sarri

Ha voluto trattenere i calciatori a ogni costo, creando sacche di malcontento. Evidentemente Adl non ha imparato la lezione

De Laurentiis ha ripetuto lo stesso errore commesso dopo i 91 punti con Sarri
As Frosinone 10/01/2016 - campionato di calcio serie A / Frosinone-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Maurizio Sarri-Aurelio De Laurentiis

De Laurentiis ha ripetuto lo stesso errore commesso dopo i 91 punti con Sarri

Va dato atto, a questa squadra, di essere riuscita ancora una volta a centrare un’impresa: quando sembra aver toccato calcisticamente il punto più basso per una squadra che espone lo scudetto sulle maglie (vedi Frosinone in Coppa Italia), ti stupisce riuscendo a scavare ancora più giù. In sostanza, il fondo del barile non è stato raschiato ma rotto, frantumato. Qualcuno dica a questi ragazzi che non c’è un giacimento petrolifero da trovare. C’è melma. Solo melma.

Le principali responsabilità di questa scellerata stagione calcistica sono state giustamente attribuite ad Aurelio De Laurentiis, imprenditore ieri illuminato ma oggi al buio, i cui meriti per la vittoria del tricolore fanno rima con i demeriti per questo disastro calcistico.

“New 3ra” per ora solo sulla carta

Recentemente, proprio sul Napolista ci siamo soffermati sulla possibile esigenza di ampliare l’organigramma societario con figure dirigenziali competenti, altamente qualificate ed esperte, necessarie per proiettare il club davvero in una “New 3ra”. Oltre agli aspetti legati alla società (alla quale va dato atto di essere riuscita, con un modello organizzativo “snello”, di scalare categorie e vincere il campionato) bisogna soffermarsi sulla questione legata ai calciatori.

Colloco in questo contesto, infatti, uno dei principali – se non il principale – errori di valutazione di De Laurentiis. Errori che trascendono anche le scelte di allenatore e direttore sportivo: basti ricordare che abbiamo avuto la grande opportunità di avere in panchina uno tra i migliori tecnici di fama mondiale, Carlo Ancelotti, e lo abbiamo irrispettosamente trattato come l’ultimo dei somari pur di tutelare gli “eroi” dei 91 punti di sarriana memoria. E il direttore sportivo era Cristiano Giuntoli, giusto per.

Il campanello d’allarme estivo di Giuffredi sugli scontenti di De Laurentiis

Qual è dunque quest’errore di valutazione? In parte, proprio la gestione del “post 91 punti” avrebbe dovuto insegnare qualcosa. C’è un fil rouge che collega infatti queste due annate (al netto del secondo posto ottenuto da Ancelotti): il malcontento all’interno del gruppo. E’ legittimo porsi una domanda: perché uno spogliatoio che ha sfiorato lo scudetto e uno che, invece, l’ha vinto, diventa d’improvviso infelice?

Mario Giuffredi, agente anche di Mario Rui, aveva lanciato un campanello d’allarme lo scorso 8 agosto nel corso di un’intervista a TvPlay: “Se resterà a Napoli (Mario Rui) sarà un altro scontento nella squadra degli scontenti. Mario Rui vuole continuare a Napoli: è sempre stato il suo desiderio. Abbiamo chiesto di allungare il contratto di un anno anche accettando una piccola riduzione sui due anni dell’ingaggio già in essere. Qualcosa di profondamente insolito, visto che la vittoria di uno scudetto quasi sempre coincide con un aumento dell’ingaggio”.

Due passaggi. Il primo, “squadra degli scontenti”. Campioni e infelici, direbbe Carmen Consoli. Il perché di questa “infelicità” si può intravedere nel secondo passaggio, quello successivo: “la vittoria di uno scudetto quasi sempre coincide con un aumento dell’ingaggio”. Ed è giusto: in qualsiasi azienda al mondo, di qualsiasi campo (dalla ricerca alla medicina, dall’istruzione alla tecnologia) i risultati raggiunti consentono ai dipendenti di ricevere premi, scatti, aumenti, categorie. Che non si traducono certo in vagonate di milioni come nel calcio, ma è fuori discussione che un lavoratore renda al meglio quando viene gratificato, figuriamoci se raggiunge gli obiettivi con largo anticipo.

De Laurentiis e il grave errore di valutazione sui calciatori

Ed eccoci all’errore di valutazione: può il Napoli gratificare i propri dipendenti (calciatori) con gli aumenti di ingaggio citati da Giuffredi? Se lo può fare perché economicamente sostenibile, vanno rinnovati al rialzo i contratti di tutti con legittima trattativa tra domanda e offerta. Se non può farlo per (legittime) questioni di politica economica societaria, avrebbe dovuto vendere il paccozzo degli scontenti a peso d’oro per ripartire.

D’altronde, il Napoli è riuscito a crescere nel tempo proprio quando ha venduto o lasciato andare i pezzi pregiati (Lavezzi, Cavani, Mertens, Koulibaly ecc.) causando malumore della piazza in un cortocircuito ancora vivo: arriva lo sconosciuto “X”-chi è chist-“X” si rivela acquisto azzeccato-ha pescato aragosta dal wc-“X” non si tocca, idolo della folla-“X” viene venduto—pappone-arriva lo sconosciuto “Y” e così via.

Si è rivelato essere un clamoroso autogol, oggi, non aver venduto alcuni musi lunghi, calciatori tristemente deprezzati rispetto all’estate, cessioni che avrebbero consentito al club di portare avanti un mercato con incredibile potere d’acquisto in un’epoca in cui la maggior parte dei club vive finanziariamente con l’acqua alla gola. Facile col senno di poi? Sì, se non si considerano le esperienza pregresse (gestione post Sarri. Ripetiamo, al netto del secondo posto). Ecco perché l’errore di valutazione di De Laurentiis sui calciatori è stato grave, perché non è stato considerato il recente passato. La riconoscenza nel calcio esiste esclusivamente sotto forma di rinnovi o cessioni. In estate, purtroppo, il presidente del Napoli non ha fatto pendere l’ago della bilancia da nessuna parte ed ecco i risultati. Che sia, stavolta, da lezione.

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