A Repubblica: «È passata l’adolescenza dove ci si tira i capelli, sappiamo tenere rapporti civili. Dualismo un po’ ingigantito, ma ben venga per il movimento»
Goggia: «io e Brignone siamo l’una la fortuna dell’altra, ma io lo ammetto». Intervista della campionessa a Repubblica.
Si è parlato tanto delle divisioni in squadra. Insomma: come va la rivalità con Federica Brignone?
Goggia: «Siamo entrambe la fortuna più grande dell’altra, vicendevolmente. Però io lo ammetto. E ne parlo scherzosamente. È passata l’adolescenza dove ci si tira i capelli, sappiamo tenere rapporti civili. Questo nostro dualismo è sempre stato un po’ ingigantito, ma ben venga per il movimento. In ottica Milano-Cortina 2026 è solo diavolina per il fuoco che già c’è. Fiammate su fiammate. Diavole e diavolina. Bello».
Copia qualcosa da Brignone?
«La sciata di Fede non è copiabile, ha un talento in quei piedi che è sopraffino, tira curve come nessuno. Ha uno stile tutto suo e come tutti i fuoriclasse ha qualcosa che gli altri non hanno: un tocco di neve, touche de neige, eccezionale. Io so leggere il terreno e capisco che strategie usare. La differenza la faccio oltre i 100 orari. Il bello di questa squadra è che ci sono delle individualità fortissime, ognuna con delle peculiarità. Impossibile riprodurci, ma prendere spunto sì».
Come scia Jannik Sinner?
«Ma vi pare? Va una volta a sciare e tiene le ginocchia parallele, un dettaglio tecnico col quale io lavoro col mio allenatore: sotto le sue ci passa un treno, sotto le mie no, visto che ce le ho a X».
La versione di Cazzullo su Goggia e Brignone
Nella rubrica delle lettere del Corsera di qualche settimana fa.
Cari lettori, le due più forti sciatrici al mondo sono italiane (con l’americana del Colorado Mikaela Shiffrin): è una notizia meravigliosa. A 33 anni, Federica Brignone sta dando il meglio di sé. Ha una classe straordinaria, una tecnica essenziale che ricorda Stenmark, secondo Paolo De Chiesa — che se ne intende — non si è mai visto una donna sciare così bene. Eppure Federica Brignone resta una sciatrice. Una fortissima sciatrice.
Sofia Goggia è un’altra cosa. È un personaggio. Appartiene allo sport, ma non solo. Non che la Brignone sia una montanara inespressiva; è figlia d’arte, è nata a Milano, è una persona intelligente che dà interviste interessanti. Però Sofia Goggia è una fuoriclasse. Un cavallo di razza che non si può descrivere con le parole, non si può imprigionare in una descrizione tecnica. La sua furia agonistica, la feroce determinazione con cui recupera dagli incidenti — destando lo scetticismo della madre di Federica, la grande Ninna Quario —, il coraggio con cui esprime le proprie opinioni anche quando vanno contro il giudizio corrente, fanno di Sofia una campionessa che va oltre lo sci. Anche se in slalom gigante la Brignone è più forte.
A differenza di Coppi e Bartali, che avevano perso entrambi un fratello in bicicletta ed erano stati uniti dalla sofferenza, Federica e Sofia non sono amiche. Ma la rivalità è stata per loro una benedizione. Ed è un grande romanzo moderno. Per questo entrambe arriveranno ai Giochi di Milano-Cortina 2026.