A Tuttosport: «Gioco a tennis, ma ho un rovescio che sembra giochi a golf. L’incidente di Barcellona? L’aspetto più limitante è stato quello mentale».
Il campione del mondo di Moto Gp Pecco Bagnaia intervistato da Tuttosport.
Sarà più difficile rivincere il Mondiale o preparare il matrimonio?
«Non vedo nessuna delle due cose come una difficoltà. Sono entrambi piaceri. Sicuramente due cose difficili, ma ci metterò tutto me stesso».
Genuinità, umiltà e famiglia sono i valori che uniti alle vittorie hanno fatto esplodere anche la Sinner-mania…
«A me Jannik piace da matti. Un ragazzo semplice, una volta si diceva “della porta accanto” che fa cose straordinarie. Credo che per metodo, capacità, attitudine sia un esempio per tutti, un punto di riferimento anche per me. Ha davvero una bella testa. Anche io dal punto di vista mentale credo di essere a posto e di averlo dimostrato anche quest’anno nel quale ho vissuto grandi difficoltà, ma ho saputo risollevarmi e rivincere. Ma ci sono alcuni aspetti del modo di ragionare e agire di Sinner che davvero possono essere portati in altri sport, anche nel mio».
Hai rivelato di aver iniziato a praticare il tennis… organizzerai un incontro con Sinner?
«Magari un match proprio no, anche perché con il dritto me la cavo bene ma con il rovescio sembra che giochi a golf… qualcosa però si potrebbe fare con Jannik. So che è appassionato di motori e velocità».
Subito dopo il tuo bis mondiale Domenicali ha detto che non firmerebbe con lei un contratto a vita:
«Ha ragione, io per primo non firmerei. E voglio essere stimolato. Abbiamo visto come è andata con Marquez, che aveva rinnovato 4 anni con la Honda. Penso che la cosa migliore sia ragionare su contratti biennali».
Qual è la lezione che Bagnaia ha dato ai giovani che lo guardano in tv e vorrebbero fare il suo mestiere?
«Di crederci sempre e non mollare mai. Se uno ci crede veramente, al traguardo ci arriva. Qualsiasi cosa ti succeda per strada».
Te la senti di raccontare il dolore che hai provato a Barcellona?
«Non ho mai voluto farlo davvero, ma per due settimane il dolore fisico è stato molto forte. La mia gamba era di tutti i colori tranne quello che doveva essere, era molto gonfia. Muovermi è stato un problema, ma l’aspetto più limitante è stato quello mentale. La gente mi ha considerato un supereroe perché sono tornato subito in moto, ma quell’incidente l’ho portato nella testa per due mesi e mezzo».