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Calzona: «Hamsik ha raccolto meno di quanto meritasse, poteva giocare in un top club»

A Tuttosport: «Fu lui a propormi di allenare la Slovacchia, ero a fare benzina. Non mi sento a mio agio con un calcio difensivo».

Calzona: «Hamsik ha raccolto meno di quanto meritasse, poteva giocare in un top club»
As Napoli 10/04/2016 - campionato di calcio serie A / Napoli-Hellas Verona / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Francesco Calzona

L’ex vice allenatore di Sarri e ora ct della Slovacchia Francesco Calzona ha portato la Nazionale a Euro 2024 e risulta l’unica qualificata partendo dalla quinta fascia. A Tuttosport ha raccontato la telefonata che gli ha cambiato la vita:

«Ero fermo a un distributore di Arezzo. Con Marek [Hamsik] eravamo rimasti in contatto dai tempi di Napoli, ma non avrei mai pensato che mi domandasse: ti interessa allenare la Slovacchia? Gli ho detto: finisco di fare gasolio e ci penso. In realtà l’ho richiamato già dopo dieci minuti. Mi mise in contatto con la Federcalcio slovacca e poi non lo sentii più fino a quando non firmai. Il bello di Marek sta anche nella sua discrezione; del suo lato calcistico penso sia inutile persino discutere. Era fortissimo, ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. Poteva benissimo giocare in un top club».

Il bilancio parla di 7 vittorie, 4 pareggi, 3 sconfitte e un calcio offensivo:

Calzona: «Se devo comunicare un calcio difensivo, non mi sento a mio agio. Ritengo che si debba sempre fare la partita, a meno che l’avversario non si dimostri decisamente più forte e allora in quel caso bisogna riuscire a limitarlo. Io cerco di proporre un calcio di qualità, ma con grande applicazione».

Quanto l’ha aiutata avere in squadra un play come Lobotka e un regista basso come Skriniar?

«Sono due campioni, che hanno seguito da subito le mie idee. Sia Lobotka che Skriniar hanno mostrato grande entusiasmo quando ho proposto loro un calcio che non puntasse solo a difendere campo, posizioni e risultato».

Come nasce la sua passione per il calcio?

«Sono nato in Calabria, ma sono toscano di adozione. Ho giocato in squadre dilettantistiche e anche un paio di presenze tra i professionisti dell’Arezzo. Affrontavo Sarri da avversario, un giorno la squadra in cui giocavo mi chiede di smettere e diventare allenatore. Ci provo, ma la voglia di giocare era ancora tanta. Faccio a loro il nome di Sarri, che diventa così il mio allenatore. Da allora si è creato un rapporto fortissimo e sono stato il suo vice nella sua enorme crescita professionale».

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