Il presidente ha apprezzato la lealtà dell’uomo ma ha preso tempo, non è escluso che il suo casting continui
Tudor, De Laurentiis ne ha rilevato le asperità caratteriali. Non ha deciso. Lo scrive il Corriere della Sera con Monica Scozzafava.
Il primo colloquio con De Laurentiis, ieri negli uffici della Filmauro a Roma, è stato soprattutto conoscitivo. Ed è terminato in maniera interlocutoria: il presidente ha preso tempo per dare il suo o.k. definitivo, e non è escluso che il suo casting continui.
Aurelio. Che così ha voluto dare il primo segnale al tecnico croato: l’empatia aspetto prioritario prima di passare a discutere di ingaggio e modalità contrattuali. Tudor si è mostrato per quello che è sempre stato: uomo dal polso di ferro, che non accetta compromessi e che ha bisogno di una autonomia gestionale all’interno dello spogliatoio. De Laurentiis ha apprezzato la lealtà dell’uomo, rilevandone anche le asperità caratteriali, e gli ha prospettato la sua offerta: sette mesi di contratto con un’opzione per la prossima stagione al raggiungimento dell’obiettivo quarto posto.
DE LAURENTIIS, TUDOR E IL 4-3-3 (GAZZETTA)
De Laurentiis si sarà convinto che nel Napoli il problema non è il 4-3-3. Lo scrive la Gazzetta dello Sport con Maurizio Nicita e Andrea Pugliese.
Ecco cosa scrive la Gazzetta.
De Laurentiis a un certo punto della trattativa ha chiesto all’amministratore delegato Andrea Chiavelli e all’agente dell’allenatore croato, Anthony Seric, di lasciarli soli. Una tecnica consolidata quella del produttore cinematografico quando si tratta di scegliere i collaboratori più stretti e importanti per i progetti di realizzare. Un modo per valutarne le qualità umane e morali. E così ha voluto ascoltare quali siano i concetti di gioco di Tudor, che non si fossilizzano a un sistema o numerini particolari, ma portano avanti un calcio aggressivo e propositivo, oltre che coraggioso perché intende portare in attacco sempre tanti uomini. De Laurentiis ha sentito, chiesto chiarimenti e probabilmente alla fine si sarà convinto che nel Napoli il problema non è tanto il 4-3-3 ma il modo di stare in campo e la mentalità con la quale si attacca e ci si difende.