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De Laurentiis sta diventando uno degli stereotipi di Napoli

Come il mandolino, andare in motorino senza casco. Ora voleva fare pure l’allenatore. Anche Garcia ha commesso errori: almeno due

De Laurentiis sta diventando uno degli stereotipi di Napoli
Aurelio De Laurentiis (Salvatore Laporta / Kontrolab)

 

De Laurentiis sta diventando uno degli stereotipi di Napoli

Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Frase che ci sentiamo ripetere continuamente, quasi sempre da gente che non lo fa. Io voglio essere serio e prendermi le mie, non è colpa di ADL, non è colpa di Garcia, è colpa mia.  Mi assumo tutte le colpe del disastro del Napoli, non ho considerato l’importanza di queste due partite prima della sosta e me ne sono andato in vacanza, ma questo è niente. Avevo due voli, uno mercoledì e l’altro domenica, la mia andata e il mio ritorno coincidevano con gli orari delle partite del Napoli contro l’Union Berlino e contro l’Empoli. Spero vi rendiate conto della leggerezza. Amici, tifosi del Napoli, signori della Corte, confido nella vostra comprensione, chiedo di essere assolto. Riconosco che la leggerezza possa essere considerata una colpa, ma sono solo stato ottimista. Chiedo scusa. Saprò rimediare, lo sapete, l’ho già dimostrato. Per esempio – ricorderete – in quanti e quali modi ho cambiato la mia opinione su Politano, non totalmente, ve lo concedo, ma ho riflettuto a lungo e sono riuscito a riconoscere i miglioramenti del calciatore, e apprezzo la sua costanza. Ce la posso fare, la mia storia rispetto al calciatore Mario Rui parla da sola.

Non potete immaginare cosa abbia significato togliere la modalità volo allo smartphone mercoledì scorso e accorgersi del banale 1-1 con i mediocri (parliamoci chiaro) berlinesi. Tutto questo però è niente rispetto al fastidio, quasi dolore fisico provato al mio atterraggio di domenica pomeriggio. Dio mio, che tristezza, che profonda delusione. Uomini fessi, destini fessi, mi è venuto da pensare. Il risultato però mi procurava un dolore ancora sopportabile, la sofferenza vera è arrivata dopo leggendo il tabellino, le formazioni, guardando gli highlights. Uomini autolesionisti, destini lesionati.

Mi sono chiesto varie cose. La prima, quasi banale, leggendo la formazione: è successo qualcosa (ancora), hanno litigato nello spogliatoio, li ha tutti contro, o almeno una parte. Ho addirittura pensato che Garcia abbia voluto farsi esonerare, nel caso merita un applauso ma non scrosciante, non ha simulato così bene. Immagino che il cambio del tecnico sarebbe avvenuto lo stesso anche se l’unico gol lo avesse segnato il Napoli. De Laurentiis invece ha realizzato un vero capolavoro, perché non si tratta solo di aver sbagliato nello scegliere l’allenatore. Si tratta di aver pensato – nuovamente – di essere più capace degli altri, di poter far tutto. Nelle ultime settimane ha provato pure ad allenare, su. Un uomo ferito che prende gli abbandoni sul personale e dimentica di essere – come ama sottolineare – un imprenditore. Aurelio De Laurentiis sta diventando uno stereotipo vivente come Sorbillo, come l’andare in motorino senza casco, il napoletano divertente, come il mandolino e così via. Dispiace, non per lui, ma per il Napoli.

Possiamo perdonare tutto, e nessuno si aspetta di vincere continuamente, non perdoniamo l’abbandono della bellezza – non per scelta ma per incapacità di riconoscerla pure a posteriori -, non perdoniamo il fatto che la nostra gioia sia stata presa e sbriciolata in pochi secondi quasi. Ed è vero che la felicità è breve, ma mamma mia.

Fin qui la parte sentimentale, signori della Corte. La parte tecnica ora.

Garcia ha fatto due errori principali (poi a pioggia numerosi altri). Il primo è stato quello di fare finta di non accorgersi di quello che era stato. Senza tenere presente la memoria non puoi metterti a immaginare il futuro. Questo indica arroganza, ingenuità, paura. Perché è normale non volere essere risucchiati in un passato così glorioso e così poco distante, ma non è normale fare finta di niente e sprecare ogni cosa. Il secondo errore è quello di non aver avuto un progetto tattico, un’idea che fosse nuova o anche vecchia ma chiara. Non si è mai aggiornato, così come molti altri tecnici, persone che rimangono ancorate a concetti che nemmeno esistono più. Il calcio evolve loro no, i calciatori cambiano loro no. È apparso confuso dall’inizio e ha confuso la squadra, l’ha resa triste e peggio ancora poco performativa. Qualche volta ci è parso che potesse riprendersi, adesso possiamo dire che le cose buone sono dovute al talento dei calciatori.

Ora aspettiamo un nuovo tecnico sperando, in questa fase, di vedere partite giocate come si deve, che vuol dire avere calciatori che sappiano cosa fare e, in ultima analisi, ritornare a vincere o anche a perdere quando l’avversario sarà migliore.

Signori della corte, ho concluso.

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