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Beckham l’uomo che ha cambiato l’industria del calcio (Corsera)

Aldo Grasso promuove la docu-serie su Netflix: «un capitolo fondamentale nella storia del calcio moderno, ha tracciato una cesura tra il vecchio e il nuovo calcio».

Beckham l’uomo che ha cambiato l’industria del calcio (Corsera)
Former England player David Beckham attends the Qatar 2022 World Cup Group B football match between England and Iran at the Khalifa International Stadium in Doha on November 21, 2022. (Photo by Paul ELLIS / AFP)

Sul Corriere della Sera Aldo Grasso va a tracciare il ritratto di un’icona, quella di David Beckham. A partire da una produzione Netflix che gioca più sull’introspezione che sulla celebrazione.

Aldo Grasso scrive di una serie sfaccettata, che in realtà non ci propone un Beckham contornato da un’aura mistica:

«Il suo cuore messo a nudo. Merita di essere vista e apprezzata la docu-serie in quattro puntate sulla prima rockstar dell’industria calcistica: «Beckham» (Netflix). Non è solo la biografia di un calciatore talentuoso (le sue punizioni erano quanto di più affascinante sapesse regalare il calcio), di un’icona globale dello sport, della moda e del glamour, del marito della Spice Girl Victoria Adams, dell’attuale proprietario dell’Inter Miami. No, è qualcosa di più, un modello di racconto, un capitolo fondamentale nella storia del calcio moderno. Nel parlare di sé, Beckham sembra quasi un uomo fragile, afflitto da un disturbo compulsivo (la sua ossessione nei confronti dell’ordine e della pulizia sembra essere peggiorata con l’età), non del tutto guarito dalla tempesta d’odio abbattutasi su di lui dopo l’espulsione in Inghilterra-Argentina nei Mondiali del 1998».

Grasso puntualizza però come Beckham sia il primo esempio di calciatore-brand:

«Eppure, è l’uomo che ha tracciato una cesura tra il vecchio e il nuovo calcio, tra quello romantico e territoriale (lui che aveva trovate nel Manchester United la sua seconda famiglia e in Sir Alex Ferguson il suo secondo padre) e quello industriale e globale. Dopo di lui arriveranno Cristiano Ronaldo, Neymar Jr, Leo Messi, Mbappé a rafforzare la schiera dei calciatori popstar».

Nella strada verso la costruzione del sé dei primi anni duemila, che macinavano personaggi:

«David Beckham è avviato dal padre, che fin da piccolo lo allena quasi con maniacalità, alla carriera calcistica: ha talento, diventa presto un protagonista, è bello e affascinante. Tutti si innamorano di lui. È l’Inghilterra di Tony Blair, delle Spice Girl, degli Oasis, del rinnovato orgoglio britannico, della «London Swings Again!». Dopo una vita passata con i Red Devils, David viene ingaggiato dal Real Madrid di Florentino Perez. È la svolta, non in senso calcistico (Beckham gioca in un ruolo non suo e fatica a ingranare) ma in termini di ricavi: il grande calciatore diventa un business, da trattare come tale. Beckham ha un’aria irrisolta nel raccontare la sua vita, né triste né felice: ha inaugurato una nuova era nel gioco del calcio ma, a volte, dà l’impressione di essersene pentito».

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