ilNapolista

De Laurentiis ha smesso di essere De Laurentiis il giorno dello scudetto

Ha finito di strambare. Ha finito di stupire. Stanco, ha deciso di essere apprezzato dalla città e dalla tifoseria.

De Laurentiis ha smesso di essere De Laurentiis il giorno dello scudetto
Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico e imprenditore italiano, fondatore, insieme al padre Luigi, della Filmauro, nonché presidente del Napoli all’Assemblea pubblica “Coesione Sud” organizzata dall’Unione Industriali di Napoli (KontroLab)

Aurelio De Laurentiis è finito in quel maledetto quattro maggio. Incredibile come vittoria e sconfitta si rincorrano ed a volte si sovrappongano.

Con il tricolore è finito tutto quello che c’è stato in diciannove anni di presidenza.

In realtà aveva iniziato a dare segni di cedimento già da qualche settimana. Come un qualsiasi tifoso incompetente ha pensato che bastasse avere lo scudetto sul per continuare ad essere celebrato in eterno. Ed invece il mondo corre. Non si ferma mai. Quello che è vero a maggio a luglio non esiste più.

De Laurentiis ha pensato che lo spirito creatosi durate il campionato scorso potesse essere custodito nello spogliatoio di Castel Volturno. E che potesse fare a meno di chi aveva fatto si che quell’atmosfera vivesse. Ma nel calcio le stagioni sono ere geologiche che si avvicendano in maniera vorticosa.

Il terzo no di Antonio Conte, il più fragoroso, mette una pietra tombale definitiva sulla credibilità sulla presidenza De Laurentiis. È finita la magia. È finita nel momento in cui, stanco, ha deciso di essere apprezzato dalla città e dalla tifoseria. Ha finito di strambare. Ha finito di stupire.

Non ci sarà nulla che potrà risollevare questa stagione. Se l’unico tecnico individuato, per uscire dall’empasse, ti dice di no, allora non c’è nulla da fare per sterzare la stagione. Tutto quello che è stato costruito cessa di avere futuro.

The gambler ha perso. Ha perso con Garcia. Ha perso con Spalletti. Ha perso con Conte. Ha perso con il Marchetti diesse del Cittadella. Ha perso con Thiago Motta. Ha perso con Giuntoli. Ha perso con Gravina. Ha perso scegliendo il genero.

Ha perso il modo di fare del presidente, ed ha perso la sua filosofia.

Rifiutato dal suo stesso ambiente. Ad un tratto il suo modo di comunicare e dire le cose è diventato vecchio, impolverato, superato.

Rimanendo isolato dal resto del Leviatano calcistico.

Il Napoli è solo, come altre volte in passato, ma stavolta è impreparato. A rischio qualsiasi posizione decorosa in campionato. Giocatori scontenti contrattualmente, procuratori usati per screditare l’allenatore, già screditato dalla società. Una perdita almeno della metà del valore del parco giocatori.

Il duecentino? L’Arabia? Una realtà concreta divenuta miraggio per avidità e presunzione.

Il tempo passa per tutti.

Tratteggiare oggi uno scenario del genere è davvero agghiacciante.

ilnapolista © riproduzione riservata