Coi soldi di Tonali e gli algoritmi hanno vinto tre partite su tre. Ora i tifosi godono con Pioli (che Maldini voleva sostituire con Pirlo)
Dov’è Paolo? Ve lo ricordate Paolo Maldini, quintessenza persino filosofica del Milan? L’impronunciabilità di quell’addio – fa male, è un lutto, è un calcio che non c’è più poveri noi – s’è trasformata per proiezione in invisibilità. Il Milan è primo a punteggio pieno. Gioca bene, ha comprato un po’ di calciatori “fighi”, vince. D’un tratto – guarda un po’ come basculano questi tifosi, e a rimorchio i giornali a caccia del target di riferimento – Paolo non c’è più. Hanno vinto (per ora, poi chissà) gli americani. Quelli di Moneyball. Li sfottevano: usano gli algoritmi, pensa tu. Non c’è niente di più taumaturgico, nel calcio come nella vita, dei risultati. Il dramma dell’addio di Maldini, datato poche settimane orsono, è ormai trapassato remoto. Come quello di Tonali venduto al Newcastle da quegli insensibili yankee. Scrisse la Gazzetta che Sandro
avrebbe potuto godersi i tempi lunghi dell’amore. La sua maglietta è stata la più acquistata dai tifosi, più di Ibra, più di Leao. Aveva un popolo che lo amava, di cui sarebbe stato capitano per anni. Magari non per sempre.
Perché nell’economia del calcio italiano la mistica dell’amore romantico è appena un condizionamento culturale. Una narrazione da mettere in piega alle bandiere mentre le si ripone. L’umanità è una coccola. Alla gente piacciono i pr, mica i geometri. Poi però se a far di conto i numeri lasciano sul campo un Milan così, ecco bonificato tutto.
Via Maldini e Massara, Pioli (che ad un certo punto Maldini voleva sostituire con Pirlo…) al centro del villaggio e pieni poteri a Geoffrey Moncada, il capo scouting celebre per aver scovato un allora 12enne Kylian Mbappé. A Cardinale rinfacciavano che non si fa così, coi totem. A lui è fregato il giusto, ovvero niente. E con i soldi di Tonali ha impostato il calciomercato che ora tutti elogiano.
E dunque: in attacco ecco “la formula PuGiLe, Pulisic-Giroud-Leao” (copyright Il Giornale). Dieci acquisti estivi da rivoluzione in stile Napoli 2022. Una spesa di 113 milioni, bonus esclusi finanziata in parte dal bonus Champions e dalla vendita – dolorosissima, piangevano solo a luglio – di Tonali. Il mandante Pioli ha tagliato 19 giocatori, tra fine contratti e cessioni varie. Ecco Reijnders, Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze su tutti. Titoli ed editoriali tutti per loro.
Sulla Gazzetta dello Sport – house organ, quando non è impegnato a massacrare Lukaku per un mese intero – leggiamo di “gioiellino” Milan. “Il laboratorio di Pioli produce punti e novità, era difficile immaginare subito così brillante”.
E Pioli? “Sa che se anche, nella piazza social, qualcuno gli ha rimproverato una tiepida solidarietà al momento del siluramento di Maldini e Massara”, ora se la gode. L’allenatore che “nei momenti più critici, nei vuoti di proprietà”, veniva raccontato “come una cosa sola con Maldini e Massara”. Ha un rapporto di ferro con l’amministratore delegato Giorgio Furlani e con il proprietario del club, quel Gerry Cardinale che gli ha concesso pieni poteri. La Gazzetta, prima che il Milan vincesse tre partite di fila, scriveva di una “sfida senza ombrello”. L’ombrello della metafora era Maldini. Quello cui la Sciarelli dedicherà presto una puntata di Chi l’ha visto?.
Ora Pioli passa all’incasso ogni volta che gli piazzano un microfono davanti:
«Sono contento dei giocatori che sono arrivati: non dobbiamo dimenticare che abbiamo cambiato circa 20 giocatori tra uscite ed entrate. Ci tengo a salutare tutti i miei ex giocatori che hanno preso altre strade. Ora inizia un’altra stagione. Sicuramente il club e i dirigenti hanno ascoltato i miei consigli per caratteristiche dei giocatori e i ruoli per avere più soluzioni. Sono soddisfatto».
Dai “valori” di Maldini al valore del metodo Moneyball è un attimo: basta che ai miliziani della critica del torto puro, i tifosi, sia riconosciuto il diritto a vincere. L’imperativo categorico di chi non conosce lo sport. Quelli che sacramentavano, proiettavano. Che soffrivano, piangevano, s’incazzavano. E che con tre partite tre sono tornati prima complici, poi maghi strateghi e infine amministratori delegati.
Chi l’avrebbe mai detto, caro Paolo? Il successo, l’ammirazione, l’adorazione: tutti viatici per l’incontestabilità. A Napoli lo sanno bene, guarda De Laurentiis: dal movimento A16 alla beatificazione senza soste all’autogrill, in un anno appena. A Milano sono più pragmatici: anche Moneyball va bene, fino al prossimo reset. E Paolo? Paolo chi?!