Il capitano del Liverpool andrà all’Al-Ettifaq: “Non appena prende i riyal perde il diritto di essere celebrato come un uomo di ineccepibile integrità”
Premessa: Oliver Brown è il più conservatore degli editorialisti sportivi di un giornale già parecchio conservatore come il Telegraph. E quindi la tirata contro Jordan Henderson la teneva pronta da un po’. Perché “il capitano dei capitani” del Liverpool se ne va pure lui in Arabia Saudita, all’Al-Ettifaq che aveva già assunto come allenatore Steven Gerrard. 12 milioni di sterline più bonus, il prezzo.
Il fatto che gli rinfaccia Il Telegraph è che nel 2019 Henderson si fece portavoce della campagna delle fasce arcobaleno in Premier League, e dichiarava:
“Sono un genitore, un marito, un figlio e un fratello, e l’idea che chiunque ami e a cui tengo non si senta al sicuro o a suo agio venendo a vedermi giocare se facesse parte della comunità LGBT mi fa chiedere in che mondo viviamo”.
“Sentimenti dolorosamente degni, certo”, ammette Brown. “Ma “è un neologismo arioso, questo concetto di alleanza, usato per descrivere l’attivismo per la giustizia sociale a favore di gruppi emarginati. È anche un modo infallibile per i calciatori di alto livello di lucidare la propria immagine. Ma quanto di questo è convinzione sincera, e quanto è pura politica del gesto? Henderson ha appena fornito la risposta, articolando la vera profondità del suo impegno a difendere la comunità gay prendendo in considerazione un contratto da 700.000 sterline a settimana per giocare in uno dei pochissimi paesi in cui l’omosessualità è ancora punibile con la morte. Che idealista in ascesa è. Che splendido ambasciatore per gli oppressi”.
Per Brown “Henderson ha il diritto di vedere l’autunno della sua carriera ovunque lo ritenga opportuno”, ma non appena prende i riyal perde il diritto di essere celebrato come un uomo di ineccepibile integrità. Se hai intenzione di accettare la selezione dei premi per i tuoi principi e valori, allora è meglio che tu rimanga fedele a loro. Altrimenti la tua intera crociata finirà nel migliore dei casi per fini cosmetici, nel peggiore dei casi addirittura egoistici”.
L’accusa, dritta per dritta, è di ipocrisia: “I giocatori della statura di Henderson sono circondati da così tanti adulatori che è facile diventare ciechi alla scomoda verità che molti si schierano con cause nobili perché aiuta ad aumentare il loro profilo, non perché ci tengano sinceramente. Trasferirsi in Arabia Saudita? Tutta quella dolce pubblicità è sopraffatta dal puzzo putrido dell’ipocrisia. Perché Henderson non ha usato solo la sua difesa dei diritti dei gay come un puntello occasionale. È diventato un componente centrale della sua immagine, assicurandogli persino una menzione d’onore nella lista del Pride Power”.
Ora “Henderson considera di aiutare a glorificare un regime la cui posizione draconiana sull’omosessualità costringe i gay all’esilio“.
E ovviamente non è il solo: “Tutti, da Cristiano Ronaldo a una rivoluzionaria guardia di golfisti mercenari, alla fine hanno trovato le lusinghe saudite troppo allettanti per resistere. Ma la mossa del capitano del Liverpool è doppiamente eclatante”.