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Di Francesco: «Andare in finale di Champions per l’Inter è stato un miracolo, non ha niente da perdere»

A El Pais: «Il Napoli ha avuto coraggio nel dare importanza a giocatori giovani e poco conosciuti, ma l’Inter in Europa ha prevalso con la profondità della rosa».

Di Francesco: «Andare in finale di Champions per l’Inter è stato un miracolo, non ha niente da perdere»
Db Reggio Emilia 20/09/2020 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Cagliari / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Eusebio Di Francesco

El Pais intervista l’ex allenatore della Roma Eusebio Di Francesco. Viene presentato come il precursore dell’ondata di rigenerazione del calcio italiano, per il gioco mostrato dalla Roma che eliminò il Barcellona in Champions League, nel 2018. Il tema dell’intervista è la finale di Champions tra Inter e Manchester City.

La forza dell’Inter è sottovalutata? Di Francesco:

«Questa Inter ha grandi potenzialità in rosa, con un ventaglio di possibilità che permettono a Inzaghi di fare cambi molto rilevanti a partita in corso. Sia con Conte che con Inzaghi, la squadra gioca da anni con lo stesso sistema, i giocatori stanno insieme da tanto tempo. Questo li aiuta a competere. L’Inter non ha nulla da perdere, questo può aiutarla a giocare molto meglio. Psicologicamente il vantaggio è della squadra che ha bisogno di un miracolo per vincere. In Italia siamo tutti d’accordo che andare in finale sia stato un miracolo per l’Inter, mentre questo non è miracoloso per il City. La cultura difensiva dell’Inter potrebbe essere utile in un contesto in cui non è favorita, ma attenzione che questo vantaggio psicologico è relativo quando l’avversario è abituato a vivere da favorito».

Insieme a Sarri, Di Francesco è stato il primo allenatore italiano a sviluppare il 4-3-3 come ha fatto Guardiola con il Barcellona o Klopp con il Dortmund. Adesso lo fanno anche Spalletti e De Zerbi e ogni volta con più senso creativo. Gli viene chiesto perché le squadre più competitive e divertenti giocano con questo sistema.

«Il 4-3-3 ti dà più angoli di gioco, corsie di passaggio, migliore copertura degli spazi, possibilità di sviluppare migliori catene tra ali e interni. Oggi il calcio va verso gli scambi: terzini che giocano dentro, interni che si aprono, esterni che vanno dentro. Il 4-3-3 ti permette quel tipo di organizzazione perché copri meglio gli spazi sia in difesa che in attacco. Ora il gioco è diventato più dinamico. Il 4-3-3 è più facile da trasformare nel modulo che desideri: 4-2-3-1, 3-4-3… Ti aiuta ad adattarti all’avversario creando una base offensiva».

Come è possibile che il Napoli sia stato così superiore in 38 partite di Serie A, eppure le semifinaliste di Champions League siano state Inter e Milan? Di Francesco:

«Il Napoli ha avuto un grande coraggio nel dare importanza a giocatori giovani e poco conosciuti come Kvaratskhelia, che poi ha sorpreso tutti. Queste cose accadono quando giochi così tante competizioni. L’Inter ha la rosa più forte d’Italia. Ha perso punti importanti che hanno complicato il campionato, ma grazie alla profondità della rosa sono riusciti a prevalere in Europa».

Come si spiega che oggi a Napoli si gioca il calcio più bello d’Europa mentre in Spagna il campione è il Barça che ha vinto 11 partite 1-0? Di Francesco:

«In Italia ci siamo sempre preoccupati di essere più verticali. Ora abbiamo un calcio più concentrato sull’attacco che insegue più duelli uno contro uno, senza pensare tanto alla copertura come prima. C’è un’evoluzione. È giusto che il calcio del futuro sia così. Ma presumo che ci sarà sempre qualcuno che gioca pensando di legare il risultato con un’altra filosofia. La diversità rende il calcio più bello».

Oggi il Paese che sforna più allenatori di alto livello è l’Italia, ma perché non spuntano più giocatori di alto livello?

«Ci sono dei talenti. Dobbiamo essere coraggiosi per liberarli, per permettere loro di esprimere la loro fantasia e la loro creatività. Nei settori giovanili dobbiamo insegnare loro a giocare uno contro uno e a cercare la superiorità numerica. Se un ragazzo sbaglia il primo palleggio non puoi dirgli di passare la palla o di tenerla. Gli allenatori devono dirti come e quando dribblare, non dirti di non farlo. Per elevare la qualità e il livello psicologico bisogna favorire gli errori perché si impara solo dai fallimenti. Questo a volte non sappiamo accettarlo».

 

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