A Jijantes: «Dobbiamo rispettarlo, vuole tranquillità. Spesso non ci mettiamo nei panni dell’altro, ci manca l’empatia. Essere Messi non deve essere facile».
Messi è diretto a Miami, abbandonando la città di Parigi che per anni non è mai riuscito a conquistare il cuore dell’argentino. Il media Jijantes ha intervistato Xavi per scoprire la sua opinione in merito alle decisioni di Messi. Dopotutto, erano giorni che si parlava sui giornali del suo ritorno a Barcellona. Dopo l’approvazione del piano della Liga, il club spagnolo sembrava sulla strada giusta per il ritorno, ma così non è stato.
Xavi ha spiegato che:
«Ho notato un cambiamento negli ultimi giorni e settimane. Non l’ho visto così bene, dobbiamo rispettarlo. Molte volte non ci mettiamo nei panni dell’altro, ci manca l’empatia. Essere Messi non deve essere facile. Non ha mai tranquillità e deve essere un dieci in tutto. Ha visto che non si è divertito e non vuole questo tipo di pressione, è normale. L’illusione si è generata perché abbiamo parlato tanto. Eravamo tutti emozionati, prima lui, poi io e poi il club. Ma le circostanze non si sono verificate. Puoi volere qualcosa che poi non succede. Ha voluto abbassare il livello di pressione e tensione. Vuole una vita più tranquilla».
Ora Messi giocherà nella stessa squadra dove ha brillato un David Beckham a fine carriera. La squadra americana già lo paragona a Maradona e quello che l’argentino fece a Napoli. Ma il rispetto di Xavi per questa scelta non è cambiato:
«È una decisione personale e bisogna rispettarla, è il miglior giocatore della storia. Ero convinto che con Leo saremmo andati bene qui. Auguro il meglio a lui e alla sua famiglia. Ha deciso di andare all’Inter Miami e lo rispetto e gli auguro il meglio».
In realtà è Xavi stesso a riconoscere il significato delle pressioni in ambito sportivo. Lui, che dalla tranquilla vita in Qatar, ha scelto la grande competitività spagnola ed europea.
«La famiglia è vitale perché ti gira la testa duecento volte e mia moglie è lì tranquilla che mi dà fiducia. Così come anche i miei fratelli e i miei genitori. Non mi pento di essere al Barça, che è dove mi emoziono di più, ma in Qatar lo stress era poco, la pressione era minore, la qualità della vita è imbattibile, la sicurezza e la tranquillità che ti dà a livello familiare. Eravamo tutti insieme in un resort. Qui, a Barcellona , tutto è stressante: il club, la scuola, l’orario. È il Barça di Xavi nel bene e nel male e sei costantemente giudicato e diffamato».