Russell e Vanderbilt non riescono a incidere, lasciando LeBron e Davis da soli contro una squadra completa, unita e affamata di vittoria.
Da quando sono iniziati i playoff, gli occhi degli appassionati e dei media sono puntati sui Los Angeles Lakers. E invece alla vigilia di gara quattro, Denver è sul 3-0.
LeBron James sembrava essere destinato a un’ultima stagione da leggenda. Anthony Davis altalenava prestazioni da miglior difensore della storia a partite opache. Reaves aveva dato un’ottima risposta alle critiche dei social. Russell, invece, si è frenato proprio nel momento più importante: alla finale contro la migliore squadra di ovest.
Denver, invece, può vantare qualcosa di più di Jokic e Murray. Mentre gli “altri” dei Nuggets, ovvero Caldwell-Pope, Brown e Porter arrivano in doppia cifra, i giallo-viola Vanderbilt e Russell, considerati i titolarissimi e inamovibili giocatori di Los Angeles, fanno solo cinque punti in due. Cinque punti li ha realizzati da solo Jeff Green, l’ala grande di trentasei anni originaria del Maryland, che viene impiegato per far respirare le ali titolari dei Nuggets. Cinque punti sono meno della metà dei punti di Hachimura, l’ex Washington che venne criticato al suo arrivo ai Lakers.
Russell stesso, playmaker della squadra che ha eliminato i campioni in carica (Golden State Warriors), non ha idea di come rispondere a Denver per riaprire la serie. Lui che la freddezza l’ha resa il suo motto, nel popolare “Ice in the veins” (dall’inglese “il ghiaccio nelle vene”) soffre la competizione dei playoff.
«Cosa devo fare per essere più efficace? Non lo so, devo ancora capirlo»
Contro Denver ha messo solo 21 punti in tutte le partite, in pratica è stato il peggiore dei titolari. Sembra che gara 4 sia già stata scritta dall’incertezza di Russell e Jokic può aspettare in tranquillità chi affronterà da est tra Boston e Miami.